Zona industriale, la proposta Biamonte: “Siracusa guidi la mobilitazione”. Appello dei sindacati

 Zona industriale, la proposta Biamonte: “Siracusa guidi la mobilitazione”. Appello dei sindacati

E’ ormai allarme per la zona industriale di Siracusa. Le tensioni internazionali e gli effetti collegati alle sanzioni alla Russia colpiscono in maniera diretta Isab-Lukoil, lo stabilimento che tiene in piedi l’intero polo petrolchimico aretuseo. Si moltiplicano le prese di posizione, con la richiesta di un intervento del governo nazionale.
I sindaci dell’area industriale hanno inoltrato una richiesta al premier Draghi, con la richiesta di un tavolo di crisi urgente. Da settimane di parla di una mobilitazione generale, con il coinvolgimento cittadini, lavoratori e associazioni datoriali. Lunedì 16 maggio, vertice in Prefettura richiesto dalla deputazione siracusana del MoVimento 5 Stelle. Anche il deputato regionale Giovanni Cafeo (Prima l’Italia) preme sul governo, per evitare chiusure e licenziamenti. Il presidente del consiglio comunale di Priolo, Alessandro Biamonte, chiama in causa il sindaco del capoluogo, Francesco Italia. “Il problema della zona industriale riguarda tutti, il sindaco Italia si faccia carico di convocare tutti i sindacati, le associazioni di categoria, i deputati, i sindaci e i presidenti del consiglio dei 21 Comuni siracusani. Organizziamo una manifestazione e un documento congiunto da inviare al governo nazionale per fermare questa catastrofe economica e sociale. Tuteliamo i posti di lavoro. Non rientra nelle nostre competenze amministrative – prosegue Biamonte – ma abbiamo il dovere morale di tutelare i posti di lavoro. Scongiuriamo questa catastrofe e lavoriamo tutti insieme sulla riconversione industriale ecosostenibile e sulla salvaguardia e riqualificazione dei posti di lavoro”.
Quanto ai sindacati, il segretario regionale dei chimici della Cgil (Filctem), Giacomo Rota, parla di “un paradossale stallo produttivo”. Due le possibili soluzioni, secondo la Filctem Cgil: l’intervento del governo, con l’ausilio di Cassa Depositi e Prestiti, per la concessioni di una linea di credito per Isab, in modo da riuscire ad acquistare le materie prime; oppure delegare gli istituti bancari, “silenti fautori della mancata erogazione onerosa”, a promuovere una soluzione creditizia “celere ed efficace in modo da assicurare alle Raffinerie Isab la regolare produzione ed il successivo mantenimento degli asset impiantistici”.
La posizione dell’Ugl è racchiusa nelle parole del segretario Tonino Galioto. “Occorre con tutti i mezzi evitare di trovarci impreparati di fronte alle possibili misure conseguenti alla crisi internazionale, discutendo subito sulle soluzioni da adottare. Questo territorio non può morire”.

 

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