Parco Archeologico di Siracusa: "Riperimetrare? No, accelerare procedure"
Parlando di parco archeologico di Siracusa e della sua istituzione, Maria Rita Sgarlata ha certo titolo per dire la sua. Attuale consigliera del Ministro per i Beni Culturali, ex assessore regionale ai beni Culturali,conosce da vicino la materia. “La Legge del 2000 sul Sistema dei parchi archeologici, legata al nome dell’allora assessore regionale Fabio Granata, prevede semplicemente che al decreto di perimetrazione già esistente e da me sottoscritto nell’aprile 2014 segua il decreto di istituzione con un regolamento del Parco. Anche il regolamento esiste già ed è stato notificato al Comune di Siracusa sempre nel 2014. Resta da nominare un consiglio di amministrazione. Regolamento e consiglio di amministrazione saranno presentati nel decreto di istituzione del Parco, come prevede la legge e come risulta dai decreti dei parchi fin qui istituiti”, spiega la Sgarlata.
“La legge prevede che sia acquisito il parere del Consiglio Regionale dei Beni Culturali che, realizzato in fretta e furia negli ultimi mesi del governo Crocetta con modalità discutibili e con una forte impronta politica, sta per essere giustamente modificato dall’assessore Tusa, per restituire dignità e qualità ad un organo consultivo di grande importanza per la Sicilia”, aggiunge poi sul piano delle procedure ancora mancanti per Siracusa.
“Sappiamo che istituire il Parco significa creare un ente indipendente, dotato di autonomia gestionale, significa che tutti gli introiti dello sbigliettamento, pari all’incirca a 4 milioni di euro all’anno, non verrebbero incamerati a Palermo ma resterebbero a Siracusa e potrebbero essere utilizzati per i fini stabiliti dalla legge: tutela, manutenzione e valorizzazione del sito. E non solo: un parco archeologico, che contiene un paesaggio unico, protetto sia dentro che fuori dai suoi confini, è un grande catalizzatore di fondi comunitari e può essere messo al centro di grandi progetti di valorizzazione della programmazione europea 2020. L’autonomia finanziaria consentirebbe, tra l’altro, di pensare anche ad una figura più manageriale per la gestione del Parco, che potrebbe affiancare il dirigente regionale”, la dolce prospettiva che sembra accompagnare Siracusa.
Pare allora vero che solo pochi passi ormai si frappongano alla realizzazione di quello che in questi anni è stato il sogno di molti siracusani. “Basta veramente poco”, ripete la Sgarlata. “Però invece a cosa si pensa adesso? Ad una nuova perimetrazione del Parco che comporterebbe un ridimensionamento, non certo un suo ampliamento. Il Parco Archeologico di Siracusa, che riproduce nel decreto del 2014 il perimetro delle mura dionigiane, comprende l’area monumentale della Neapolis, contrade Tremilia e Fusco, Castello Eurialo per poi scendere verso Santa Panagia e Scala Greca, fino a toccare le Latomie dei Cappuccini. Secondo la prima sezione del Tar di Catania, il decreto di perimetrazione del Parco Archeologico di Siracusa, al quale hanno lavorato Beatrice Basile, Rosa Lanteri e Alessandra Trigilia, rispettivamente soprintendente e dirigenti delle due sezioni archeologica e paesaggistica nel 2013-2014, è legittimo, non ha vizi procedurali dovuti alla violazione della L.R. 20/2000. E allora sorge spontanea una domanda: perché si vuole riperimetrare il Parco di Siracusa e perdere altro tempo?”, si domanda l’ex assessore regionale. E non è l’unico quesito. “Perché è stato richiesto di ridurre la fascia C a Sud del Castello Eurialo, una fascia esterna alla zona di inedificabilità assoluta della fascia B ma con prescrizioni di tipo paesaggistico e destinata a terreni agricoli? E che fine farà questa zona per ora tutelata se il perimetro del Parco si dovesse restringere? L’assessore regionale Tusa e l’assessore comunale Granata converranno con me e con molti siracusani che il terreno a questo punto diventa molto scivoloso perché il pericolo di una nuova deriva edificatoria è in agguato”, il sospetto dell’ex assessore regionale.
Che sul parco di Siracusa vuole essere estremamente chiara. “Ci sono tre aspetti da considerare seriamente. Si dovrebbe abrogare un decreto ufficialmente pubblicato, motivandone le ragioni che allo stato attuale non sembrano sussistere. La proposta del perimetro è stata oggetto di concertazione con il Comune di Siracusa con una riunione svoltasi a gennaio 2014 presso gli uffici della Soprintendenza di Siracusa. Riperimetrare il Parco sarebbe un unicum rispetto a quanto è stato finora fatto per i parchi siciliani istituiti e aprirebbe nuovi contenziosi per gli altri parchi da istituire. Infine, restringere il Parco significa poter disporre di nuove aree per concessioni edilizie, dato che se istituto come perimetrato nel 2014, eviterebbe molte costruzioni nuove in contrada Tremilia e zone limitrofe, teatro da decenni di scontri e conflitti sul destino di Siracusa. Tutto questo porta ad una seria riflessione. Se si vuole realizzare il Parco Archeologico di Siracusa nel più breve tempo possibile e senza danni per la città basta seguire il dettato della Legge, evitando nuove perimetrazioni e partendo dal decreto già esistente. Potrebbe essere la giusta conclusione di un lavoro di squadra, fuori da ogni steccato ideologico, mirato alla preservazione dei beni comuni e al benessere dei cittadini siracusani”, la conclusione della consigliera del Ministro dei Beni Culturali.
L’assessore comunale Fabio Granata non si mostra distante dalle posizioni della Sgarlata. “Ritengo utile ripartire dalla perimetrazione del Parco elaborata dalla sezione Archeologia di Siracusa e portato all’approvazione da parte di Maria Rita Sgarlata. Dobbiamo istituire il Grande Parco Archeologico di Siracusa, ben oltre quello della Neapolis”.