Cinquant'anni dai Fatti di Avola, alla commemorazione anche Musumeci
A cinquantanni da quelli che sono passati alla storia come “i fatti di Avola”, iniziative e erimonie per ircordare uno degli eventi più drammatici del secolo scorso. Il 2 dicembre del 1968, durante uno sciopero generale a sostegno della vertenza salariale dei braccianti agricoli di Avola, la polizia sparò sui manifestanti: due di loro morirono, altri 48 rimasero feriti, cinque in maniera grave. Per quelle vicenda non venne mai imbastito un processo o individuato un colpevole.
A causa di un’ondata di scioperi organizzati dai braccianti di Avola e provincia, i lavoratori agricoli bloccarono la SS 115. La polizia ordinò ai manifestanti di liberare la strada ma, al rifiuto, scoppiò una sorta di sassaiola che portò a diverse cariche contro i lavoratori. Alcuni poliziotti iniziarono a sparare ad altezza d’uomo. I tragici avvenimenti di quei giorni fecero scattare la scintilla ad alcune rivolte studentesche ed operaie sfociate nelle settimane successive su tutto il territorio nazionale, nell’ambito dei movimenti di massa del ’68. I braccianti volevano solo trecento lire in più.
Insieme ai sindacati, questa mattina, commemorazione in contrada chiusa di Carlo e poi al comune di Avola dove c’è la lapide che ricorda quei tragici atti. Dopo le note del silenzio, Sebastiano Artale ha letto una poesia sui morti di Avola. Alla cerimonia partecipa anche il presidente della Regione, Nello Musumeci, arrivato attorno alle 10 ad Avola. Ad accoglierlo, il sindaco Luca Cannata e la deputata regionale Rossana Cannata.