Il celebre archeologo Zahi Hawass premiato a Noto, cerimonia al teatro comunale
Il grande egittologo Zahi Hawass venerdì 11 gennaio ritirerà il premio Noto Antica. E’ tra gli ospiti più attesi per la serata di gala, al teatro comunale Tina Di Lorenzo. In questi giorni, il celebre archeologo è in Sicilia per una serie di convegni e conferenze, durante le quali ha illustrato le ultime scoperte e le novità. Come il nuovo Museo egizio che sarà inaugurato a Giza nel 2020, il più grande al mondo, che ospiterà anche i tesori di Tutankhamon.
Zahi Hawass è riconosciuto come uno dei massimi esperti di antichità egizie. E’ noto anche per le sue numerose apparizioni divulgative in documentari sull’antica civiltà che si sviluppò sulle rive del Nilo. Ha scoperto tutta la famiglia di Tutankamon.
E’ stato ispettore di numerose spedizioni archeologiche e di siti archeologici egizi, come nella spedizione italiana a Sikh Abada, Minya; del sito di Edfu-Esn; della spedizione Pennsylvania Yale ad Abido; del sito Western Delta ad Alessandria; del sito Embāba, Giza, al Cairo; del sito Abu Simbel; della spedizione Pennsylvania a Malkata, Luxor; Ispettore delle antichità per il Boston Museum delle Piramidi di Giza.
Fino al 1979 è stato primo Ispettore delle antichità, per le Piramidi di Giza, Embāba, e per l’Oasi di Bahariya. Nel 1980 è stato Ispettore capo per le Piramidi di Giza. Dal 1987 al 1997 è stato direttore generale delle piramidi di Giza, Saqqāra e dell’Oasi di Bahariya. Dal 1998 al 2002 è stato sottosegretario di Stato per i monumenti di Giza. Dal 2002 è segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie. Il 31 gennaio 2011 è stato nominato Ministro delle Antichità.
Hawass è a capo di un movimento d’opinione per la restituzione di importanti manufatti egiziani antichi, come la Stele di Rosetta, dalle collezioni egizie nel mondo dove esse sono in consegna. L’archeologo, in qualità di segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie al Cairo, ha dichiarato “se gli inglesi vogliono essere ricordati, devono riabilitare la loro reputazione, offrendosi volontariamente di restituire la pietra, perché è l’icona della nostra identità egizia”.