Zona industriale, quel legame tra miasmi e petroliere: Legambiente chiede verifiche
Ad una settimana esatta dai sequestri in zona industriale connessi all’operazione No Fly della Procura di Siracusa, Legambiente interviene sulla vicenda. “Dal lavoro dei periti della Procura, emergono alcuni problemi nella conduzione delle attività industriali finora mai seriamente presi in considerazione: la omessa adozione delle migliori tecnologie e la mancata messa in opera di soluzioni impiantistiche e strutturali (copertura delle vasche acque oleose) con ciò causando l’emissione di alte concentrazioni di sostanze potenzialmente tossiche, maleodoranti e cancerogene come l’H2S (idrogeno solforato), gli NMHC (idrocarburi non metanici) ed il benzene con picchi di 90 ug/m3 (microgrammi/metrocubo) per i primi, di quasi 4000 ug/m3 per i secondi e di 500 ug/m3 per il cancerogeno benzene”, si legge nella nota dell’associazione ambientalista.
Cittadini, comitati e associazioni hanno denunciato negli anni i malesseri causati dai cosiddetti miasmi. “L’iniziativa della Procura della Repubblica di Siracusa consentirà anche di comprendere la fondatezza di queste denunce”, spiegano i responsabili locali di Legambiente.
Dito puntato sul Ministero dell’Ambiente con responsabilità che sarebbero “gravissime” secondo Legambiente se, come si ipotizza, “alcune Aia non riportavano le prescrizioni delle BAT pur dovute per legge e non erano aggiornate alle Direttive Europee in materia”. Ce n’è anche per la Regione Siciliana che “per troppi anni ha cincischiato con il Piano di Tutela della Qualità dell’Aria non mettendo a disposizione uno strumento fondamentale di tutela”. Senza dimenticare la sempre lamentata carenza normativa su determinate sostanze.
Legambiente da oltre un decennio segnala poi il pesante contributo di emissioni inquinanti che proviene anche dalle navi che sostano ed operano nei porti di Augusta e Siracusa. Proprio qualche giorno fa, Legambiente Sicilia ha ufficialmente raccomandato alle Autorità Portuali e alle Capitanerie di porto dell’Isola di vigilare e applicare rigorosamente la normativa riguardante il cambio del combustibile in porto e di attivarsi per l’elettrificazione delle banchine. I periti della procura hanno ora esaminato questo aspetto e trovato anche una sorta di corrispondenza tra l’accosto della nave e le alte concentrazioni di inquinanti verificatesi.
Con la nuova attenzione che si è accesa attorno all’area industriale siracusana, Legambiente chiede di “riesaminare tutte le AIA delle aziende del polo e verificarne la corrispondenza con norme e direttive vigenti”. Prioritaria deve poi diventare la questione riguardante “l’osservanza da parte delle navi del cambio combustibile durante la sosta in porto e la elettrificazione delle banchine”. Servono poi più controlli quindi emerge la necessità di “adeguare il numero del personale, che oggi appare largamente insufficiente, degli enti responsabili delle verifiche”.