Siracusa. La buona sanità: “Mio marito salvato dai medici dell’Umberto I. Grazie”
Una storia che ha il sapore di un “miracolo”. Non di certo piovuto dal cielo, però, ma frutto anche dell’impegno di medici, infermieri, ausiliari dell’ospedale Umberto I di Siracusa; frutto del sostegno che hanno saputo dare, dal punto di vista professionale e – aspetto fondamentale- dal punto di vista umano, emotivo, empatico.
Un uomo, un siracusano di 69 anni, lo scorso febbraio ha visto la morte con gli occhi. E’ arrivato in Pronto Soccorso a causa dell’improvvisa rottura dell’anastomosi intestinale. Perdita di sangue e il serio, serissimo rischio che non ci fosse nulla da fare per lui.
Pur con la consapevolezza di quanto fosse difficile, l’impegno, la determinazione, il “facciamo tutto quello che è nelle nostre capacità” dei medici, prima del Pronto Soccorso, poi di Chirurgia. Seguono 29 giorni in Rianimazione. La vita appesa ad un filo. Fino al lieto fine.
Ed è da qui, proprio dal lieto fine, che parte il racconto Rosalia, la moglie del paziente siracusano oggi vivo grazie ad una sanità che è stata straordinaria. Ha sentito il bisogno di raccontare, perchè tutti sappiano e perchè il ringraziamento arrivi davvero, forte per come lo sente. In ospedale, durante quel mese, Rosalia è rimasta su una panchina del reparto di Rianimazione, praticamente sempre. La conoscevano tutti come la “signora della Rianimazione” tenuta lì dall’amore per il marito, dalla speranza di poterlo riportare a casa. E sono tutti a casa adesso, stanno bene, con il cuore pieno di gratitudine e fiducia. Questa la lettera che Rosalia ha indirizzato ai medici ed agli infermieri dell’Umberto I.
Elisa, Maria, Laura, Valentina e Stefania – le dottoresse della Rianimazione – hanno tutte gli occhi belli e i modi gentili; Carlo e Nando – i medici – hanno il sorriso largo e sincero e la stretta di mano potente. Quegli occhi e quei sorrisi si aprono, quando ti incoraggiano (ma con quanta cautela!), oppure diventano stranamente distanti e opachi, se sono costretti a farti fare i conti con la realtà…
La realtà?
La realtà, per noi, per chi ha aspettato fuori dalle porte grigie della Rianimazione dell’Umberto I di Siracusa, è fatta di prelievi costanti, di ragnatele di tubi, di monitor imperscrutabili, di centesimi di un valore che cambiano il corso del tempo, di una vetrata che lascia intravedere numeri e livelli e segni incomprensibili, dei movimenti precisi di medici e infermieri che, in ogni momento delle loro interminabili giornate, cercano di lasciare i loro pazienti ai nostri abbracci.
Nei lunghi giorni appesi ai fili delle macchine che hanno tenuto in vita il mio Gaetano, ho imparato a conoscere e apprezzare la competenza, la professionalità, lo spirito di dedizione di tutti quelli che hanno cercato di salvarlo. E che ci sono riusciti, con un eccezionale lavoro di squadra, mettendo a sistema energie e competenze!
Il reparto di Chirurgia Generale (che effettua interventi di chirurgia maggiore, è bene ricordarlo!) conta su professionisti che rappresentano una sicurezza per il territorio servito dall’Umberto I di Siracusa, a dispetto di una struttura obsoleta, con attrezzature non più adeguate (ancora le bombole per l’ossigeno? ancora i vecchi letti a manovella?), e dispone di sale operatorie che si ostinano a salvare vite umane, nonostante la necessità di una profonda ristrutturazione del reparto stesso.
E così, dopo 29 infiniti giorni, siamo usciti dall’incubo, con la consapevolezza che non è vero che ognuno è solo con la propria malattia e la combatte come può: noi abbiamo incontrato eccellenti professionalità, grande comprensione e infinita solidarietà.
Il gigante in camice bianco che ci ha restituito Gaetano ha la mano ferma e sicura del dott. Nino Trovatello, che si è posto davanti alle difficoltà dell’intervento risolutivo con la determinazione e col piglio di chi sa esattamente cosa deve fare, il coordinamento attento, accompagnato da un garbo raro a trovarsi, del dott. Maurilio Carpinteri, il sorriso appena nascosto dalla barba del dott. Mauro Sturiale, i modi garbati della dott.ssa Diana Gheorghe, il passo deciso del dott. Puglisi, le prescrizioni precise del dott. Marco Distefano, le attenzioni del dott. Sebi Zappulla, la mira da cecchino degli endoscopisti, la affettuosa e competente professionalità di tutti gli infermieri e degli ausiliari del Pronto Soccorso, della Rianimazione e della Chirurgia (non ricordo i nomi di tutti, ma li abbraccio uno per uno). A tutti loro va il mio affetto riconoscente; Enza, invece, la splendida infermiera con tanti anni di servizio che, all’una di una notte infinita, ha offerto una tazza di orzo caldo a una donna disperata, mi ha dimostrato che esiste ancora una solidarietà umana che sa di divino.
Grazie, di cuore,
Rosalia