Siracusa. Avvocati in toga al teatro greco, solidarietà prima di Agon: processo ad Elena
Con indosso la toga, gli avvocati siracusani si sono “presi” la scena del teatro greco di Siracusa. Poco prima dell’inizio di Agon, il processo simulato ai protagonisti degli spettacoli classici proposti dalla Fondazione Inda, si sono stretti al presidente dell’Ordine siracusano, Francesco Favi.
L’iniziativa parte dall’Unione dell’Ordine Forense Siciliana ed ha trovato l’immediata disponibilità del Siracusa Institute (ex Isisc) che organizza l’evento, seguito da migliaia di spettatori ogni anno, insieme alla Fondazione Inda, Associazione Amici dell’Inda e Ordine degli Avvocati di Siracusa. “Un momento attraverso il quale esprimere chiara solidarietà agli avvocati siracusani che purtroppo sono stati ultimamente oggetto di intimidazione”, spiega Ezechia Paolo Reale, segretario generale del Siracusa Institute.
Proprio Favi, recentemente oggetto di un atto intimidatorio, ha preso la parola per richiamare i valori sociali dell’avvocatura libera e indipendente che rimane indispensabile baluardo anche per contrastare le deviazioni di potere. Applausi convinti da parte del numeroso pubblico presente.
Subito dopo, via al processo simulato. Agon quest’anno ha portato sul banco degli imputati Elena, interpretata nelle Troiane da Viola Graziosi. “Artefice o vittima della guerra di Troia?”, il quesito da cui ha preso le mosse il dibattito giuridico-sociale che ha visto l’ex magistrato Gherardo Colombo sostenere l’accusa contro Elena. Difesa affidata a Vittorio Manes, avvocato e professore ordinario di Diritto penale all’Università di Bologna mentre la giuria è stata presieduta da Livia Pomodoro, ex presidente del Tribunale di Milano, e composta da Giuseppina Paterniti Martello, direttrice del Tg3 e Loredana Faraci, docente all’Accademia delle Belle arti di Roma. Appassionate le “testimoni” Laura Marinoni, interprete di Elena nell’Elena di Euripide diretto da Davide Livermore, e Maddalena Crippa, Ecuba nelle Troiane con la regia di Muriel Mayette-Holtz.
Alla fine, Elena è stata “condannata”. Non i vent’anni chiesti da Colombo ma un più morbido affidamento ai “servizi sociali”: dovrà prendere la nave di Enea, raggiungere Siracusa e qui lavorare insieme ad una famiglia di pescatori all’essiccamento del pesce. Posizione non unanime in giuria, Paterniti e Faraci hanno infatti assolto Elena che, però, non ha convinto la presidente di giuria, Livia Pomodoro.