Scieri, il generale Celentano indagato: Sofia Amoddio, “il mio faccia a faccia con lui”
“L’iscrizione nel registro degli indagati del generale Enrico Celentano è notizia che rende giustizia ad un fatto che destava non poco imbarazzo. Non poteva non sapere cosa era accaduto dentro la caserma Gamerra”. A parlare è Sofia Amoddio, l’ex parlamentare Pd che alla guida della commissione parlamentare di indagine sul caso della morte del parà siracusano Lele Scieri ha lavorato notte e giorno per due anni, sino ad ottenere la riapertura delle indagini a quasi vent’anni dai fatti.
La Procura di Pisa sta muovendosi decisa. Mettendo sotto indagine il generale che all’epoca era alla guida della Folgore, si toccano i piani alti, coinvolgimento quel “livello” che ha superato indenne i processi dell’epoca. Favoreggiamento e false informazioni al pm le accuse contestate all’ex ufficiale, oggi 76enne, in pensione. Famoso, all’epoca, il suo “Zibaldone” inviato ai suoi ufficiali, nove mesi prima della tragedia: una raccolta di scritti, barzellette sulla vita militare e atti di nonnismo e antimeridionalisti. “Ho letto i verbali di vent’anni fa e in commissione ci chiedevamo come era possibile che non fosse mai finito sotto indagine o sotto processo. Nella relazione che abbiamo inviato al Parlamento ed in quella inviata alla Procura si parla di una visita ispettiva apparsa strana e di una telefonata agganciata ad una cella vicina alla caserma. Il generale ha sempre detto di non sapere nulla. Anche ai nuovi pm di Pisa che indagano per favoreggiamento. A nostro avviso, non poteva non sapere”.
Sofia Amoddio ha avuto un celebre faccia a faccia con il generale Celentano, convocato in audizione in commissione parlamentare d’indagine. “Signora”, era l’appellativo scelto dall’ufficiale per rivolgersi alla presidente della commissione. “Ho avuto come l’impressione che non riconoscesse altra autorità all’infuori della sua. Di certo non quella istituzionale della commissione. Ha tenuto un atteggiamento poco rispetto verso Scieri, la sua famiglia e noi che lo interrogavamo”, ricorda oggi la Amoddio.
A questo punto si attende la conclusione delle indagini e le probabili richieste di rinvio a giudizio. Con il generale Celentano salgono a 4 gli indagati per l’omicidio di Lele Scieri. Nelle prossime settimane sarà depositata la consulenza medico-legale effettuata sui resti del parà siracusano, estumulati dal cimitero di Noto. Le nuove tecnologie, anche a distanza di anni, permettono di “vedere” la traccia di traumi alle ossa ed altri segni che potrebbero essere utili alle indagini. “Non vedo l’ora che arrivi il momento della chiusura delle indagini”, confessa Sofia Amoddio che della ventennale richiesta di verità e giustizia per Lele ha fatto principale ragione professionale e umana, insieme agli amici del Comitato che mai hanno mollato, sempre a fianco di mamma Isabella.
Ma era così difficile arrivare già nel 2000 al punto in cui sono oggi le indagini? “No, da avvocato penalista vi dico che non era difficile. C’era una pista di indagine all’epoca, che io ho ripreso. E portava già alle conclusioni di oggi”.