Siracusa. Chiudono gli asili nido e la riapertura autunnale fa già discutere
Jessica è la mamma di un bambina che frequenta un asilo nido comunale. Alla vigilia della chiusura delle strutture, non nasconde le sue preoccupazioni circa la possibilità che il servizio possa ripartire in autunno. “Mi hanno detto all’assessorato politiche educative – racconta – che sarà difficile che le strutture riapriranno in autunno. Noi madri abbiamo riconfermato il nido che i nostri bimbi hanno frequentato fino a ieri. Dovremmo provvedere di tasca nostra inserendo i bambini in uno privato. Vorremmo che la nostra città garantisse la partenza regolare del servizio”. Un servizio che, ad onor del vero, dipende dalle politiche educative e non dal settore delle politiche sociali.
In ogni, proprio il titolare della rubrica, Pierpaolo Coppa, spiega che “la gara per la gestione potrà essere pubblicata solo dopo l’approvazione del bilancio. La giunta ha adottato lo schema dello strumento finanziario alla fine del mese di aprile ed all’inizio di luglio i revisori dei conti hanno espresso il richiesto parere”.
Le mamme come Jessica, però, lamentano il ritardo con cui è partito il servizio a causa dei problemi legati al bando di gara. “Un ritardo da paura, il nido ha aperto nel mese di febbraio quando molti dei nostri bimbi frequentavano una struttura privata con un aggravio di spese per noi famiglie non indifferente. Scenderemo in piazza nel mese di settembre, siamo stanche di subire ritardi legati alla politica, e soprattutto di pagare somme elevate per offrire ai nostri figli posti adeguati alla loro formazione, criteri di qualità già presenti negli asili nido del Comune”.
Gli asili nido comunali sono 7, sparsi in tutti quartieri della città. Il personale che vi lavora è composto da 68 educatrici e 38 ausiliari. L’agguerrito gruppo di mamme lamenta poi un investimento per bambino inferiore a Siracusa rispetto alle altre città di dimensioni pari. “Secondo un calcolo, per un bambino il Comune spende 600 euro mensili a fronte di una media nazionale di 850 euro in altre città di dimensioni pari alla nostra”, dicono. In realtà, a parità di sistema di gestione (appalto ai privati), la somma spesa dalle altre città scende a 490 euro (dati Istat). Il costo di 850 euro/mese è riferito alla gestione diretta, sempre dai dati Istat.
“Per quanto riguarda le rette – aggiunge l’assessore Coppa – ricordo a tutti che la Corte dei Conti ha imposto le misure correttive al Consiglio Comunale come l’obbligo di determinare rette che assicurino una copertura del 36% dei servizi a domanda individuale e tra questi gli ausili nido. Il Consiglio Comunale ha giustamente adottato le correzioni e la giunta ha determinato le rette tenendo conto degli obblighi imposti. In assenza di contributi finanziari di altri enti, le risorse a disposizione sono quelle del bilancio comunale”. Secondo l’ultimo studio di Cittadinanza Attiva, la Sicilia rimane comunque la regione italiana con la retta media mensile più bassa (197 euro) a fronte di una media nazionale di 301 euro (elaborazione su dati relativi all’anno scolastico 2017/2018).