Miasmi, linea dura del Comune di Priolo contro la zona industriale: “chi non ci sta, vada via”
Priolo ha scelto la linea dura, minacciando persino ordinanza di chiusura degli impianti industriali che non dovessero collaborare nella “caccia” ai miasmi. Il Comune ha commissionato alle Università di Trieste, Milano e Catania studi specifici per individuare quali aziende potrebbero avere delle responsabilità nel rilascio delle emissioni che stanno creando episodi di cattiva qualità dell’aria.
Il sindaco di Priolo, Pippo Gianni, lo ha spiegato a chiare lettere ai rappresentanti della zona industriali – grandi e piccoli impianti – convocati in Municipio. “Dovete segnala eventuali anomalie che possano avere provocato i miasmi che nell’ultima settimana hanno reso ancora più invivibile il nostro paese”, ha detto rivolgendosi a loro il primo cittadino priolese. “Nell’ultimo anno si è tentato di instaurare un dialogo, di collaborare con le industrie – ha aggiunto – ma ora sembra più possibile. Ogni stabilimento interpellato dopo gli ultimi episodi, ha scaricato la responsabilità su un altro impianto”.
E’ emersa qualche perplessità sulla copertura legislativa delle iniziative che il Comune vuole portare avanti. Il sindaco, però, pare non preoccuparsi, “Metterò in atto tutti i poteri che la legge mi conferisce come responsabile della mia comunità”.
Il Comune di Priolo ha anche anticipato la volontà di chiedere al Ministero dell’Ambiente una revisione delle AIA, le autorizzazioni ambientali rilasciate agli impianti. Ma quest’ultimo sembra più che altro un monito. Per molti degli impianti, le autorizzazioni sono state recentemente rinnovate e al termine di severissime istruttorie che hanno imposto – almeno alle gradi raffinerie – vincoli più stringenti, in alcuni casi, rispetto a quelli prescritti dalla Procura. “Le industrie che non ci stanno – ha continuato serafico Pippo Gianni – possono anche abbandonare il nostro territorio”.
Il primo cittadino ha però annunciato che chiamerà il Consiglio comunale ad approvare una proposta da portare alla Camera, al Senato e all’Ars, per far sì che le industrie che decidono di abbandonare debbano prima bonificare e sanare i luoghi. Tra due settimane, nuovo incontro e questa volta sul tavolo ci saranno dati, analisi e nuovi studi.