Siracusa. La morte di Licia Gioia, il processo: per i periti del gip "fu suicidio"
C’erano anche i genitori di Licia Gioia in aula oggi a Siracusa, nella nuova udienza del processo per la morte del maresciallo dei Carabinieri. La Gioa venne trovata senza vita nella notte del 28 febbraio 2017, nella villa di contrada Isola dove viveva insieme al marito, il poliziotto Francesco Ferrari, 46 anni, accusato di omicidio.
I periti del gup del Tribunale hanno confermato in aula la tesi del suicidio, come sostenuto dalla difesa dell’imputato. In aula è andata in scena una sorta di simulazione dei tragici istanti durante i quali ha perduto la vita Licia Gioia.
Ma la famiglia del maresciallo non crede alla teoria del suicidio, così come l’accusa che batte ancora sull’omicidio avvenuto al culmine di una lite. La foto scattata dai Ris sulla scena del delitto, e mostrata dal pm Bono nel corso della precedente udienza, sarebbe un elemento importante a conforto della tesi. Ne è convinto anche l’avvocato della famiglia Gioia, Aldo Ganci. In quella foto si vede un dettaglio su cui si sono soffermati gli esperti: puntini rossi sul palmo della mano destra di Licia Gioia. “Se fosse stata lei ad impugnare la pistola, quei particolari non sarebbero mai potuti emergere”, aveva ammesso il legale lasciando quindi intendere che un
suicidio sarebbe altamente improbabile.
“Non ci sorprende che i periti continuino a sostenere la tese del suicidio. Lo hanno fatto sin dal primo momento, non ci attendevamo altro. Sono però emerse delle prove che, a nostro avviso, permettono di sostenere che nostra figlia sia stata uccisa”, il commento dei genitori del maresciallo dei Carabinieri. Se ne ritornerà a discutere il 26 marzo, data delle prossima udienza.