Le sorprese della ex Tonnara: demolizioni, ritrovamenti archeologici e archi rubati
Nella storia recente dei lavori per la riqualificazione della ex Tonnara di Santa Panagia ci sono anche archi ottocenteschi in pietra abbattuti e scomparsi, insieme a reperti archeologici rinvenuti a sorpresa.
I lavori, presentati tra scroscianti applausi, si interruppero nel 2017 al culmine di una contrapposizione tra la Soprintendenza di Siracusa (responsabile dell’opera) e la ditta Melita Group (esecutrice dei lavori). Ne è nato un contenzioso che potrebbe ora chiudersi in via extragiudiziale con un accordo tra le parti. Cosa che condurrebbe peraltro alla ripresa dei lavori e magari alla consegna di un’opera finita e non più incompiuta, almeno in larga parte.
In attesa di capire se la buona volontà delle parti produrrà i risultati sperati, emergono alcune curiosità da quello che era il cantiere della ex Tonnara, oggi in abbandono ed a rischio crollo. Alcune destinate forse a sorprendere, in certa misura, il lettore.
Prendiamo ad esempio il cosiddetto blocco A del complesso della ex Tonnara. Per il progetto della Soprintendenza doveva essere abbattuto. La riqualificazione prevede l’abbattimento (e in parte la ricostruzione) di alcune parti della Tonnara di Santa Panagia. Scrupolosamente, gli operai si attengono a quella indicazione.
Durante la demolizione, per scrupolo, gli elementi in pietra che costituiscono gli archi delle aperture vengono smontati e accatastati con cura. In alcuni casi si tratterebbe di elementi decorativi di pregio, tra cui un concio di chiave con stemma in maiolica dipinta che riproduce lo stemma araldico della famiglia Gargallo. Di quel materiale, oggi, però non c’è traccia. E’ sparito dal cantiere, come centinaia di altri elementi: dalle impalcature in ferro alle travi in legno.
Una volta demolito il blocco A, ci si prepara a spianare l’area per le future operazioni. Senonchè, durante lo sbancamento, ecco la nuova sorpresa: quel caseggiato sorgeva su di un’area archeologica. Da sotto la Tonnara spuntano antiche scale in pietra e fondazioni di blocchi murari. Presumibilmente di epoca greca. Ci si muove con prudenza e senza l’ausilio di mezzi meccanici per via del rinvenimento di reperti fragili e di varie dimensioni come frammenti ceramici, carboni, materiale osteologico, paleobotanico e sedimentologico. L’area viene recintata e sospesa ogni attività nei pressi. Quegli scavi, con una più che probabile variante al progetto originale, verranno mantenuti a vista e valorizzati con apposita illuminazione.