Danno erariale, parla il commissario Percolla: "paradossale, ma fiducioso per l'appello"

 Danno erariale, parla il commissario Percolla: "paradossale, ma fiducioso per l'appello"

“Il danno erariale attribuitomi dalla Corte dei Conti in primo grado è l’epilogo di una vicenda che a dir poco può definirsi paradossale”. Inizia così la nota del commissario straordinario della ex Provincia di Siracusa, Domenico Percolla. A lui, in concorso con l’attuale presidente di Arpa Sicilia, sono stati sequestrati beni mobili e immobili per quasi tre milioni di euro nell’ambito di una perazione dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catanzaro, su disposizione della Procura regionale della Corte dei Conti per la Calabria.
“Gli accertamenti della Guardia di Finanza hanno preso spunto, nel 2014, da una denuncia da me presentata nella qualità di Commissario Straordinario per il dissesto idrogeologico della Regione Calabria proprio alla Guardia di Finanza, al fine di verificare la congruità di una somma pagata ad una società (Istituto di diritto pubblico) alla quale furono commissionati rilievi topografici con sistema leader per intenderci, rilevamenti aerei, per la progettazione di opere di sistemazione idrauliche in alvei fluviali, soggetti per le caratteristiche morfologiche, a continue variazioni, per la precisione 30 siti per i quali era urgente procedere alla realizzazione delle opere. Mi disposi a pagare la cifra di due milioni e cinquecentomila euro fatturata dalla società a seguito di una dichiarazione di congruità che mi venne confermata dal tecnico incaricato”, specifica Percolla.
“Successivamente, nella predisposizione di atti contabili mi resi conto che verosimilmente la cifra pagata avrebbe potuto essere non congrua e pertanto sporsi denuncia per i dovuti accertamenti. A seguito di tale denuncia, anziché procedere come sarebbe stato opportuno, mi venne contestato il danno erariale sul presupposto di avere pagato una cifra non congrua alla società che aveva effettuato i rilievi. La motivazione di tale presunto danno fu anche basata sul fatto che il Ministero dell’Ambiente sarebbe stato in possesso della stessa tipologia di rilievi e che, malgrado ciò, gli elementi a disposizione non erano stati utilizzati. Nel corso del giudizio – prosegue Domenico Percolla – è stato ampiamente dimostrato con una perizia giurata di tecnici specializzati che i rilievi effettuati dal Ministero dell’Ambiente avevano una finalità di monitoraggio del territorio e non una funzione progettuale rispetto, invece, alla precisione fornita dai rilievi commissionati. Sono fiducioso – conclude – che le mie buone ragioni vengano accolte in Appello e venga ristabilita la verità dei fatti”.

 

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