La testimonianza. "Io, sopravvissuta alla suina vi dico: non sottovalutare l'emergenza"

 La testimonianza. "Io, sopravvissuta alla suina vi dico: non sottovalutare l'emergenza"

Cetti ha 62 anni. Nella sua casa di Siracusa segue con attenzione gli ultimi sviluppi dell’emergenza corona-virus. E la sua mente torna al 2018, alla famosa epidemia di febbre suina, l’H1N1. “Sono stata più di 10 giorni in rianimazione. Ho rischiato la morte per quella febbre con tosse che non andava via. Era il 14 febbraio del 2018. Mio marito si è accorto che non respiravo bene e mi ha portato in ospedale”, racconta oggi vincendo ogni ritrosia. Sa che la sua testimonianza può svegliare le coscienze dei suoi concittadini, perchè interviene su due delicati aspetti. Il primo: non ci si può ritenere immuni e pensare che siano cose che si vedono solo in tv, in passato la suina, il corona-virus oggi; ed il secondo: l’importanza di limitare i contagi per non mandare il tilt il sistema sanitario.
“Io sono viva per miracolo. C’era un solo posto in rianimazione in ospedale, per fortuna mia, altrimenti io oggi non sarei qui. I medici siracusani sono stati strepitosi. Quando mi hanno trasferita al reparto infettivo ho avuto degli angeli accanto a me, tutti favolosi”, ricorda Cetti. “Io oggi sto buona a casa. Per fortuna ho un marito e un figlio vicini. Escono per le cose necessarie, ho un supermercato vicino. E va tutto bene. Mi auguro che il nostro ospedale non si riempia di contagiati. Ma questo dipende da noi cittadini e dalla nostra maturità”.
Ecco perchè le nuove, stringenti misure adottate anche a Siracusa per contenere i contagi da coronavirus devono essere osservate scrupolosamente. Non c’è spazio per quel senso di inconsapevolezza sulla gravità della situazione che pare ancora fisso. I contagi da covid-19 non sono il problema di un altro Paese e di un’altra regione.
Siracusa non può ritenersi immune per grazia o virtù ricevuta. Questi sono i giorni della responsabilità e dell’attenzione. Per altro non c’è spazio.

 

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