Coronavirus, la rabbia dei fratelli Isabella: "poco rispetto per nostro padre"
“Mio padre non aveva patologie pregresse. Non mi va che gli stessi medici che lo hanno avuto in cura liquidino la sua morte per covid-19 come se una inevitabile ineluttabilità, come se tanto sarebbe morto lo stesso”. Ha la voce calma Simone, con accanto il fratello Christian. Il loro papà, Gianni Isabella, da alcuni giorni non c’è più. Morto a causa del coronavirus.
I due fratelli hanno visto e rivisto il video con cui viene salutata la piena guarigione di un paziente che ha lasciato il covid center dell’Umberto I di Siracusa. “E pur condividendo la gioia per lui, non comprendiamo assolutamente forma e sostanza di una parte del discorso della dottoressa Antonella Franco, soprattutto quando afferma che ci sono stati diversi decessi ma di persone che avevano patologie preesistenti e molto gravi”. Parole che a Simone ed a Christian non vanno per nulla giù. “E’ una affermazione irrispettosa, perchè tutte le persone che hanno perduto la vita avrebbero meritato almeno una parola di cordoglio. E invece, quasi si lascia intendere che i decessi hanno riguardato pazienti che, essendo affetti da altre patologie gravi, probabilmente sarebbero morti lo stesso”.
Gianni Isabella è spirato il 14 aprile, dopo un ricovero iniziato il 27 marzo al pronto soccorso. “Nessuna patologia pregressa, solo febbre e tampone positivo. Nostro padre è entrato in quel reparto con i suoi piedi e sulle sue gambe, senza accusare alcun altro sintomo. Non aveva difficoltà respiratorie, non tossiva e non aveva perso gusto ed olfatto. Aveva solo una febbre persistente da 3 giorni, trattata con Tachipirina”.
Secondo il racconto dei figli, nonostante esami e terapie farmacologiche, il decorso non è stato pari alle attese. “Invece di migliorare, le sue condizioni sono tragicamente peggiorate fino a determinare il trasferimento nel reparto di terapia intensiva, da dove non è più tornato. Nostro padre avrebbe compiuto 73 anni il 17 aprile e, ripeto, non soffriva di nulla”, ripetono Simone e Christian.
Vedere come sia stata enfatizzata la guarigione di un paziente – comunque fatto importante – tralasciando il caso del loro genitore e, probabilmente, di altri pazienti come lui deceduti senza alcuna patologia pregressa, “è inaccettabile, assurdo ed irrispettoso”. Tre parole che Simone e Christina Isabella ripetono a più riprese.
Già pochi minuti dopo la pubblicazione del video, realizzato dall’Asp di Siracusa, la dottoressa Antonella Franco ha contattato la nostra redazione. “Ho sbagliato ad utilizzare la parola ‘tutti’ quando avrei invece voluto intendere che ‘molti’ dei pazienti purtroppo deceduti erano affetti da precedenti patologie. Mi spiace se il fraintendimento terminologico ha creato disappunto e me ne scuso. Come medici, vorremmo poter riuscire a fare sempre di più e per tutti i nostri pazienti. Tutte le morti ci addolorano”, ha spiegato al telefono.
“I medici dovrebbero invece spiegarci perchè nostro padre è stato sottoposto a determinati accertamenti e non ad altri, perchè gli è stata somministrata una determinata terapia farmacologica e non altra, perchè si è insistito per 10 lunghissimi giorni con un percorso che non portava alcun miglioramento nelle sue condizioni di salute che invece peggioravano giorno dopo giorno…”, insistono Simone e Christian.
“E’ una bruttissima pagina, una tragica vicenda che ha colpito la nostra famiglia e che non meritavamo affatto di vivere”, si sfogano i due fratelli. Il loro pensiero è sempre rivolto al genitore che non c’è più. “A dispetto di chi non ha interesse a ricordare bene, noi ricorderemo sempre i tuoi insegnamenti, la tua bontà d’animo e ogni istante di questi eterni e tragici 18 giorni di inferno. Ti vogliamo bene papà”.