Siracusa. L'insolito "servizio sociale" di protesta delle operatrici dell'asilo nido Arcobaleno
Da due giorni, con il loro banchetto, stazionano davanti all’asilo nido comunale Arcobaleno. “Unite per obiettivi comuni: il diritto dei bambini e il diritto al lavoro”, spiegano in diversi post apparsi sui social. Armate di buona volontà, aiutano i genitori interessati a compilare le domande per iscrivere i loro figli nelle strutture comunali. Al tempo stesso, però, reclamano attenzione per la loro situazione.
Si perchè le circa 20 operatrici dell’asilo nido Arcobaleno non percepiscono lo stipendio da luglio 2019, quando il nido ha chiuso i battenti, peraltro in coda ad un anno scolastico iniziato solo a marzo 2019. E proprio l’Arcobaleno è uno dei due asili nido comunali – su sette in totale – che non riaprirà quest’anno. L’altro è il Baby Smile. Serve una impegnativa ristrutturazione. I soldi, assicura il Comune, ci sono: circa 500 mila euro. Ma dal 2019 ad oggi non è ancora partito un intervento per l’Arcobaleno.
“Volevamo incentivare i genitori ad iscriversi agli asili nido comunali e quindi ci siamo rese disponibili ad aiutare anche a compilare le domande di iscrizione”, spiega Valeria, una delle operatrici. Accanto a lei, diverse altre colleghe. Da due mattine si alternano in questo insolito servizio sociale di protesta. E continueranno anche nei prossimi giorni. “In alcune riunioni che si sono tenute anche alla presenza del sindaco di Siracusa, ci avevano detto che c’era la possibilità di richiedere dei locali alternativi per il nostro nido. E ci avevano anche detto che gli asili sarebbero stati riaperti tutti e 7 insieme. Ora invece sono cambiate le carte in tavola”, ripercorre Valeria. “C’è questo alibi delle poche iscrizioni arrivate sino ad oggi e quindi non hanno potuto aprire la strutture. A questo punto, temiamo anche per il nostro futuro. L’unica cosa che ci resta è fare conoscere questo nostro disagio. E se possiamo contribuire a far impennare le iscrizioni e magari poter avere quei locali alternatici che ci erano stati promessi, ci proviamo”.