Rifiuti, traffico illecito nella Sicilia orientale: tra gli indagati anche un augustano

 Rifiuti, traffico illecito nella Sicilia orientale: tra gli indagati anche un augustano

C’è anche un siracusano tra gli indagati coinvolti nell’operazione Eco Beach. Ai domiciliari è finito il 64enne Giovanni Longo, di Augusta. I Carabinieri del comando per la tutela ambientale e del comando provinciale di Messina hanno dato esecuzione questa mattina all’ordinanza del gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina. Le misure (2 arresti, 9 domiciliari, 4 obblighi di firma, 1 interdizione dai pubblici uffici e 2 sequestri di aziende) sono scattate nei confronti di 14 persone tra imprenditori e dipendenti operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti e di 2 funzionari pubblici della Città Metropolitana di Messina.
Lunga la lista delle accuse, a vario titolo, a carico dei soggetti coinvolti: associazione per delinquere, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, combustione illecita di rifiuti, “invasione di terreni” e “deviazione di acque”, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e corruzione.
L’indagine è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catania e della Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri della Procura di Messina. Ha preso il via nel dicembre del 2016, a seguito del controllo eseguito dai militari del NOE e della Compagnia di Taormina presso un impianto di trattamento rifiuti di Giardini Naxos (ME) che, nella circostanza, risultò essere stato realizzato in maniera abusiva, in un’area sottoposta a vincoli di varia natura (tra cui quello di carattere idrogeologico), con l’illecita trasformazione di un lungo tratto dell’alveo di un torrente che lo fiancheggia, attraverso riporti di terreno, in una strada carrabile utilizzata per far giungere al sito i mezzi pesanti trasportanti i rifiuti.
Una situazione che ha comportato – spiegano gli investigatori – seri e reali rischi di possibili inondazioni anche del centro abitato posto a vale dell’impianto, poiché la trasformazione dell’alveo del torrente “San Giovanni” in strada a fondo battuto avrebbe notevolmente ristretto la larghezza naturale del corso d’acqua, “determinando il difficoltoso deflusso naturale delle acque in caso di precipitazioni particolarmente avverse, fatto peraltro già verificatosi in almeno due occasioni negli ultimi tre anni”.
Lo sviluppo delle indagini ha poi fatto emergere il coinvolgimento, nell’ipotesi di traffico illecito di rifiuti, di più soggetti e più società direttamente collegate alla prima (Eco Beach) ed al suo titolare di fatto. Così, nel maggio del 2018, la direzione delle indagini fu assunta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.
Nel dicembre 2018, l’impianto della società Eco Beach s.r.l. di Giardini – Naxos (ME) è stato sottoposto a ispezione da parte del Noe di Catania e, per le gravi violazioni contestate, sequestrato. Un provvedimento poi convalidato dal gip ed ulteriormente confermato dal Tribunale del Riesame.
Nell’ambito delle indagini sono emerse “reiterate condotte illecite da parte dei numerosi indagati, in ordine alla compilazione e ricezione di formulari di identificazione contenenti dichiarazioni non veritiere, all’occultamento, distruzione e l’incenerimento illecito di rilevanti quantità di rifiuti, fino al rilascio di autorizzazioni illecite lungo una lunga filiera che va dal livello della Pubblica Amministrazione locale fino ai vertici provinciali del settore ambientale”.
L’attività illecita, secondo gli investigatori, si sarebbe sviluppata attraverso le consumazione dei reati di gestione illecita, discarica abusiva, occultamento ed incenerimento di rifiuti, anche di natura pericolosa, tra cui spiccano percolato di discarica; residui della lavorazione meccanica di plastiche, carte e cartone; sfalci di potatura e scarti della lavorazione del legno; rifiuti elettronici contenenti sostanze pericolose – cd. RAEE – (frigoriferi); fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; rifiuti biodegradabili da cucine e mense; rifiuti provenienti dal trattamento meccanico di altre tipologie di rifiuti; rifiuti ingombranti (materassi).
Il quantitativo è stato stimato in svariate decine di migliaia di tonnellate, con un illecito profitto di qualche milione di euro per gli indagati.
Sul fronte dei reati contro la pubblica amministrazione, rilevanti prove sono state raccolte in ordine ai reati di abuso ed omissione di atti d’ufficio, falso materiale, falso ideologico, finalizzati al rilascio di autorizzazioni illegittime, necessarie a “coprire” le illecite operazioni di smaltimento, nonché anche in ordine ad un episodio di corruzione di un pubblico funzionario della Citta Metropolitana di Messina, addetto al controllo, attraverso la cessione di somme di denaro e ricezione di altre regalie (cene e altre utilità), che compensassero un documentato atteggiamento “compiacente” nel corso dei controlli.
Nel provvedimento cautelare viene contestato il reato di associazione per delinquere a 8 indagati. Un gruppo “volto alla commissione di una serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione e in materia ambientale, quali il traffico illecito e lo smaltimento illecito dei rifiuti speciali, anche pericolosi, con il fine di consentire a taluni imprenditori operanti nel settore ambientale di massimizzare i profitti, attraverso una considerevole riduzione dei costi che avrebbero dovuto sostenere, qualora avessero proceduto a smaltire i rifiuti in modo lecito”, illustrano ancora gli investigatori.
Complessivamente sono 21 gli indagati tra cui 16 persone direttamente riconducibili alla gestione illecita di diverse società operanti nel settore della gestione dei rifiuti di varie province della Sicilia; 5 persone appartenenti a pubbliche amministrazioni e enti di controllo locali e provinciali della P.A., coinvolti nel rilascio di attestazioni non veritiere, autorizzazioni illegittime ed altro.
Nello stesso contesto il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto anche il sequestro dei 2 più importanti impianti di trattamento rifiuti coinvolti nell’indagine, riconducibili alle società ECO BEACH s.r.l. di Giardini Naxos e OFELIA s.r.l. di Catania, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.

 

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