Siracusa. Metalmeccanici, 400 posti persi in un anno e altri a rischio: allarme dei sindacati
Circa 400 posti persi in un anno nel solo settore metalmeccanico, nonostante il blocco dei licenziamenti. Sono i numeri forniti dai segretari provinciali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, Angelo Sardella, Antonio Recano e Santo Genovese. Un’emergenza -spiegano in un documento congiunto- la cui responsabilità è tutta da ricercare in un sistema industriale che pur rappresentandosi quale improbabile “strumento di stabilità sociale” ha in questi anni
affrontato la crisi, spingendo sull’abbattimento dei costi come mezzo per competere nel
mercato globale, invece di investire sul lavoro e sulla qualità delle produzioni. A Priolo- spiegano i sindacati- in questi giorni di ansia da “Recovery fund” si manifesta, in realtà, il profondo arretramento di un sistema industriale decisamente in ritardo di fronte ad un indifferibile processo di transizione energetica che, alla luce anche delle negative ricadute sull’economia derivanti dall’emergenza sanitaria, e al netto delle esternazioni a favor di media d’imprenditori e politici folgorati sulla via della “green economy” resta orfano di una concreta “pianificazione industriale” che dal punto di vista metalmeccanico lascia intuire un epilogo negativo per il rilancio produttivo e la difesa dei livelli occupazionali”.
Facendo un calcolo, i sindacati di categoria ricordano che “dal 2012 a oggi nel settore degli appalti hanno perso il lavoro circa 3000 lavoratori, un numero che inesorabilmente in crescita rappresenta il dramma di un’industrializzazione incompiuta e lo specchio dell’assoluta mancanza di “prospettiva“ di una classe politica imprenditoriale che continua a disperdere l’enorme patrimonio rappresentato da un settore, che acquisito un altissimo livello di professionalità e competenza, può ritenersi a pieno titolo parte integrante di una filiera produttiva ancora in grado di competere sui mercati internazionali se opportunamente potenziata e riqualificata”.
Solo abbozzato- tuonano i tre segretari- il piano di resilienza per il futuro per polo Petrolchimico”. Questo lascerebbe presagire la scomparsa, nel settore metalmeccanico, di altri mille posti di lavoro, in una provincia che supera il 30 per cento di disoccupazione.
La sollecitazione è quella di “una visione di sviluppo condivisa, partendo dalle bonifiche, per un piano di riconversione e sviluppo ecocompatibile del polo petrolchimico, creando
le condizioni per una virtuosa verticalizzazione delle produzioni e di transizione verso
un’economia circolare, oppure sarà complesso tenere insieme lavoro, diritti e sviluppo
sostenibile e Priolo sarà destinata a diventare una cattedrale nel deserto come Gela”.