Siracusa. Assistenza psichiatrica, troppe carenze: l'associazione "Si può fare" scrive a Musumeci
Un documento in dieci punti. Lo presenta l’associazione “Si può fare per il lavoro di Comunità” al presidente della Regione, Nello Musumeci. A scrivere al governatore è Tati Sgarlata, presidente dell’associazione. Dopo aver chiesto, nei giorni scorsi, un incontro urgente sulla situazione dell’assistenza psichiatrica, Sgarlata interviene oggi su altri specifici punti. Sgarlata fa presente che la Consulta regionale delle Associazioni non viene regolarmente convocata dal Coordinamento tecnico salute mentale e fino ad ora è stato chiesto alla Consulta solo un parere sulle linee guida per rendere operativo l’art. 24 della Legge regionale 17 del 2019. “Le linee guida, inoltre- fa presente Sgarlata-non sono state ancora emanate dall’Assessorato e le Asp di conseguenza non hanno predisposto gli atti amministrativi necessari in tal senso. Questo sta ritardando l’applicazione di una norma che permetterebbe un reale miglioramento dell’assistenza psichiatrica in una direzione innovativa.
L’associazione denuncia anche l’inadeguatezza delle piante organiche, che “ si impoveriscono sempre di più di figure fondamentali per i progetti di prevenzione, cura e riabilitazione. Parliamo degli psicologi, degli assistenti sociali e dei terapisti della riabilitazione. In tali piante organiche si contano centinaia di operatori in meno rispetto alle figure autorizzate dalla Regione perché, nonostante chi va in pensione, le Asp non avviano nuove assunzioni per garantire il ricambio” .
Parlando di numeri, all’Asp di siracusa mancherebbero 30 unità fra psichiatri, psicologi, assistenti sociali, infermieri e terapisti della riabilitazione . Ne mancano nell’Asp di Caltanissetta circa 20, nell’Asp di Ragusa circa 20 , nell’Asp di Palermo circa 60, nell’Asp di Trapani circa 20, nell’Asp di Agrigento circa 30, nell’Asp di Catania circa 60, nell’Asp di Messina circa 50 operatori in meno.
“Le strutture esistenti sono spesso fatiscenti”, continua a segnalare Sgarlata- Ricordo, tra le atre vicende, la chiusura del SPDC di Gela e di Avola e l’allocazione del SPDC del Modulo dipartimentale di Modica a Scicli piuttosto che a Modica ,la chiusura dell’ambulatorio di Rosolini nell’Asp di Siracusa ed il funzionamento a regime ridotto di tutti gli altri ambulatori dei paesi, chiusi diversi Centri diurni dell’Asp di Palermo, chiuso il Centro diurno di Alcamo, chiusi anche i Centri diurni di Agrigento e Licata-fa notare l’associazione- i Centri diurni dell’Asp di Messina. Per non parlare degli Spdc, che al contrario di quanto avviene in altre regione, sono considerate strutture per acuti a media attività assistenziale. Questo comporta che per gli SPDC di 15 posti letto sono previsti 14 infermieri e 5 medici e non è prevista né la figura dello Psicologo, né quella dell’assistente sociale. Tutto ciò si traduce – conclude Sgarlata – in rischi altissimi per gli operatori sia per violenze che possono subire, ricordo l’alta percentuale oramai di pazienti anche con dipendenze patologiche molto difficili da gestire”.