Fitsum, morto di covid a Siracusa: la storia del 38enne eritreo. “Dalla bronchite al decesso”
Si chiamava Fitsum ed aveva solo 38 anni. Eritreo, da 15 anni rifugiato a Siracusa, ha perso la vita a causa del covid. Era ricoverato in ospedale, l’Umberto I, seguito a distanza dagli amici che qui lo avevano circondato di affetto. Oggi, nel dolore per l’improvvisa perdita, si domandano cosa ne sarà adesso del loro amico. Il corpo non potrà tornare in Eritrea, ad un rifugiato politico non è concesso. A Siracusa non ha famiglia, si sta cercando di contattare i fratelli in Europa ed avvisare la famiglia, con il supporto di mediatori culturali.
“E’ morto con dignità, in silenzio e probabilmente senza che lo percepisse. Al telefono mi diceva che da quando era ricoverato in ospedale gli era tornata la fame e che non aveva più febbre. La speranza non lo aveva mai abbandonato”, racconta Fabio, ancora incredulo.
Tutto è successo nel giro di poche ore. Ieri mattina una telefonata dall’ospedale di Siracusa per avvertire della riscontrata positività al covid; nella serata una seconda chiamata, per comunicare il decesso. Eppure Fitsum era ricoverato all’Umberto I dal 31 agosto, con tampone negativo. In tutti questi giorni non avrebbe fatto altro che spostarsi di reparto, secondo quanto ricostruito dagli amici, fino alle ultime ore in Malattie Infettive. Dove ha contratto il covid? E perchè un decorso così rapido e drammatico? Sono gli interrogativi che dilaniano oggi gli amici siracusani di Fitsum.
Era stato ricoverato per via di una bronchite trascurata, dopo qualche giorno in osservazione al Pronto Soccorso. Per scrupolo, il 12 agosto aveva effettuato un primo tampone, privatamente. Anche in quel caso l’esito era stato negativo.