Superbonus, il sindaco di Siracusa al governo: “incomprensibile interpretazione restrittiva”

 Superbonus, il sindaco di Siracusa al governo: “incomprensibile interpretazione restrittiva”

Con una lettera inviata stamattina al governo nazionale, alla Regione e all’Anci, il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, interviene sui vincoli imposti alle case costruite in zone di interesse paesaggistico e non storico-architettonico e che impediscono di fatto ai proprietari di godere del superbonus edilizio.
La nota, recapitata per conoscenza anche al presidente del consiglio e al ministro della Transizione ecologia, è indirizzata ai ministri Franceschini (Cultura), Giovannini (Infrastrutture) e Carfagna (Sud); al presidente della Regione, Nello Musumeci; ai presidenti di Anci nazionale e Anci Sicilia, Antonio De Caro e Leoluca Orlando. In essa, in sindaco Italia definisce “incomprensibile” la “interpretazione restrittiva del Mibact” secondo la quale, per godere del superbonus per l’adeguamento sismico ed energetico, i proprietari che demoliscono debbano ricostruire ricalcando fedelmente sagome, sedimi e prospetti e, dunque, riproponendo “lo stesso scempio architettonico che, in anni fortunatamente lontani, ha mortificato alcune zone delle nostre città”.
Secondo il sindaco, tutelare il paesaggio dovrebbe significare stimolare i proprietari di edifici in aree prive “di vincolo storico culturale, a ricostruire, rigenerandoli sotto il profilo sismico, energetico e ambientale in senso ampio, perché si reinseriscano e configurino in maniera armonica nel contesto in cui sono inseriti”.
Conclude il sindaco Italia: “Impedire la rigenerazione complessiva delle aree di interesse paesaggistico o ai proprietari di quelle costruzioni di beneficiare delle attuali agevolazioni fiscali, sembrano effetti non voluti né compatibili con lo strumento del superbonus, tanto più in quanto qualunque tipo di intervento edilizio resterebbe vincolato al controllo e all’autorizzazione preventiva delle locali sovrintendenze”.
Di seguito, il testo completo della lettera.

Egregi Ministri, Egregio Presidente Musumeci e carissimi presidente De Caro e Orlando,
sottopongo alla vostra attenzione una questione che dal 7 ottobre 2020 impedisce a migliaia di famiglie in tutta Italia di beneficiare del superbonus edilizio e, contemporaneamente, priva ampie porzioni del territorio del nostro Paese dell’occasione irripetibile di riqualificare sotto il profilo sismico, energetico ma anche architettonico, zone di grande pregio paesaggistico ma segnate dall’abusivismo e dall’assenza di pianificazione urbanistica e cultura architettonica degli anni sessanta e settanta.
Zone costiere o di campagna che lambiscono paesaggi incontaminati, in cui il boom economico ha armato la mano inconsapevole dei nostri nonni o dei nostri genitori e che oggi sono, giustamente, sottoposte a vincoli paesaggistici, sono per lo più caratterizzate da un tipo di edilizia spontanea, villette mono o bifamiliari, prive di alcun valore architettonico, storico o culturale.
Il vincolo riguarda, ovviamente, il contesto paesaggistico e MAI gli edifici in sé, tanto è vero che in sede di ristrutturazione edilizia, sulla base di un parere obbligatorio della Sovrintendenza, è possibile, per lo più, variare sagome e prospetti degli edifici. In alcune delle aree in questione, ove il prg lo consenta, è attualmente persino possibile costruire nuove abitazioni, sempre sulla base di una valutazione e del parere della Sovrintendenza.
L’incomprensibile interpretazione restrittiva del MIBACT, oltre a porsi in contrasto con il parere espresso ad agosto dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (CSLP), impedisce la demolizione e ricostruzione degli immobili suddetti in presenza di modifiche anche minime della sagoma, del sedime o degli altri parametri edilizi.
Il paradosso consiste esattamente in questo: invece di consentire e stimolare il riscatto architettonico e ambientale e quindi culturale(!) di ampie porzioni di territorio spesso mortificato da costruzioni prive di qualsivoglia interesse, di fatto il MIBACT, in una sorta di coazione a ripetere, obbliga i proprietari attuali che volessero utilizzare il superbonus attraverso la demoricostruzione, a ricostruire in aree di pregio paesaggistico edifici che ricalchino fedelmente sagome, sedimi e prospetti di quello scempio architettonico che, in anni fortunatamente lontani, ha mortificato alcune zone delle nostre città.
Se per i centri storici e per gli edifici di pregio sottoposti a vincolo storico-architettonico tale interpretazione è pienamente condivisibile, per gli edifici “recenti e brutti” situati in luoghi ameni non si riesce a comprendere cosa spinga il MIBACT a volerne impedire la riqualificazione sismica, energetica e architettonica a meno di voler consegnare alle nuove generazioni una brutta fotografia di un tempo che vorremmo dimenticare.
Tutelare il paesaggio dovrebbe significare, a mio avviso, stimolare i proprietari di edifici esistenti in aree di interesse paesaggistico ma privi di vincolo storico culturale, a ricostruire, rigenerandoli, edifici pienamente sostenibili sotto il profilo sismico, energetico e ambientale in senso ampio, perché si reinseriscano e configurino in maniera armonica nel contesto in cui sono inseriti.
Impedire la rigenerazione complessiva delle aree di interesse paesaggistico o ai proprietari di quelle costruzioni di beneficiare delle attuali agevolazioni fiscali, sembrano effetti non voluti né compatibili con lo strumento del superbonus, tanto più in quanto qualunque tipo di intervento edilizio su quegli immobili, sia di semplice ristrutturazione o di demolizione e ricostruzione con diversa sagoma, sedime e/o prospetti, resterebbe vincolato al controllo e all’autorizzazione preventiva delle locali sovrintendenze.

foto archivio

 

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