Embargo al petrolio russo, Prestigiacomo (FI): “Rischio chiusura Lukoil, serve piano B”
Tra le prime reazioni della politica, alla notizia della conferma dell’embargo al petrolio russo da gennaio, c’è quella della parlamentare Stefania Prestigiacomo (FI). “La decisione dell’UE di porre a fine anno l’embargo al petrolio russo trasportato via mare rischia di avere conseguenze drammatiche sull’economia siciliana e gravi ripercussioni su tutto il sistema degli approvvigionamenti energetici nazionali. Infatti la raffineria Isab di Priolo (di cui è proprietaria la Lukoil), che lavora praticamente solo idrocarburi russi che giungono via mare, in queste condizioni fra sei mesi, se non prima, sarà condannata a chiudere, facendo perdere al Paese una quota significativa di derivati dal petrolio e innescando una crisi ‘di sistema’ dalle gravissime conseguenze occupazionali (e quindi sociali) ed economiche”.
La Prestigiacomo conferma le stime sin qui circolate: la chiusura dell’Isab “farebbe perdere alla Sicilia 1 punto di Pil per un valore di oltre un miliardo di euro ma, soprattutto, avrebbe un devastante effetto sull’occupazione nel siracusano, con circa 3000 posti di lavoro fra diretti ed indiretti compromessi nella sola Isab-Lukoil che però, per l’effetto domino, produrrebbe conseguenze su Erg, Air Liquide, Priolo Servizi e in parte Versalis. Una caporetto sociale dalle proporzioni che non si possono ignorare e che è ampiamente annunciata”. Così, in una nota, la deputata di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo.
“Il Governo – aggiunge – ha un ‘piano B’ per salvare migliaia di posti di lavoro e un quarto della capacità di raffinazione italiana? Il governo prima di assumere questa decisione avrà certamente valutato le conseguenze sul nostro paese ma nulla leggiamo relativamente alla messa in sicurezza produttiva dell’impianto siciliano. La macelleria sociale ed economica annunciata in Sicilia è un prezzo che l’Italia può pagare sull’altare della guerra? Ho chiamato stamattina il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani per chiedere un intervento energico presso il governo. Al premier Draghi chiediamo risposte chiare, e rapide, ma soprattutto soluzioni convincenti. La chiusura dell’Isab va scongiurata a tutti i costi. Sarebbe un ‘effetto collaterale’ della guerra che l’Italia, e la Sicilia in particolare, non può permettersi”.