“Edipo. Lo Sguardo in sè”: alla galleria Bellomo la mostra curata da Antonio Calbi
(c.s.) Inaugurata nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa la mostra “Edipo. Lo sguardo in sé”, curata dal sovrintendente della Fondazione Inda, Antonio Calbi. Esposte opere di ventisette artisti sulla figura di Edipo. Autori moderni e contemporanei di diverse generazioni, linguaggi, poetiche che hanno già affrontato il tema, alcuni anche a teatro, o che hanno creato nuove opere per questa esposizione.
L’esposizione è promossa e organizzata dalla Galleria di Palazzo Bellomo con il sostegno dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità della Regione Siciliana, in collaborazione con il Comune di Siracusa e Civita Sicilia e con il patrocinio dell’ Inda.
Edipo rappresenta un soggetto articolato e complesso, passibile di diverse sfumature e prospettive: la ricerca dentro sé stessi, il percorso di scoperta della verità, l’inconsapevolezza, l’essere vittima e protagonista del proprio destino, lo sdoppiamento, l’enigma, la volontà degli dèi e quella dell’individuo, la peste e la malattia, il desiderio passionale, l’incesto, l’omicidio, la paternità, il potere, la tenacia, lo sguardo e la visione, l’autopunizione attraverso l’accecamento e molto altro ancora. Edipo è senza dubbio una delle figure “totemiche” del teatro e della cultura occidentali e ha attraversato i millenni preservando la carica della sua complessità e del suo dilemma.
Figura già presente nei poemi omerici, trova completa pienezza sul palcoscenico in lavori di Eschilo e Euripide (perduti) e di Sofocle, che vi dedica due tragedie, Edipo re e Edipo a Colono, che s’incidono come paradigma della tragedia greca. Figura di rara potenza, attraversa i secoli e le arti, con opere diventate iconiche, una su tutte: Edipo e la sfinge di Ingres. Si rianima nuovamente nel Novecento, grazie a Freud, che lo indaga come paradigma del viaggio nell’inconscio. È tema di indagine e ricerca per tutte le avanguardie, dall’espressionismo al surrealismo, dal simbolismo alla metafisica: Moreau, Ernst, De Chirico, Cagli, Bacon. Stravinsky compone l’oratorio Edipus Rex, nel 1927, André Gide e Jean Cocteau gli dedicano opere, Pasolini gli dedica un film nel 1967, fino a Giovani Testori, che nel 1977, in Edipus, ne fa uno dei protagonisti dei suoi “scarrozzanti”, in una lingua beffarda e furiosa, e Steven Berkoff, che lo ambienta nella Londra degli anni Novanta.
La mostra si è andata componendo per associazioni e empatie, con opere e artisti che si sono palesati per vie anche misteriose, enigmatiche, che è il timbro primo del mito di Edipo. Il volto e il suo doppio, dunque la maschera, l’atto della visione, e dunque gli occhi, lo specchio, la luce e la tenebra, il dolore di una vera e propria passio, lo sprofondamento e la perdita di sé, sono gli incipit o gli approdi degli artisti in mostra, espressi attraverso le loro opere.
All’interno delle sale del Museo, le opere dialogano con quelle della collezione storica innescando rimandi, contrappunti, valorizzazioni reciproche. Al piano terra opere di Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Vettor Pisani accanto a creazioni realizzate per la mostra da Andrea Chisesi, Umberto Passeretti, Stefania Pennacchio, Vassilis Vassiliades, insieme a opere di repertorio di Giovanni Migliara, Giuseppe Pulvirenti, Paolo Scirpa, Nicola Toce. Sono esposti inoltre i costumi di Edipo e Giocasta disegnati da Antonio Marras per il Teatro Elfo Puccini di Milano e da Maurizio Balò per una messinscena della Fondazione INDA al Teatro Greco. Al piano superiore opere e installazioni, create ad hoc o in prestito, di Alfredo Pirri, Michele Ciacciofera, Giovanni Migliara, Matteo Basilè, Alfredo Romano, Stefano Ricci, Mimmo Paladino, Gianfranco Notargiacomo, Nicola Toce, Corrado Bonicatti, il costume di Edipo disegnato da Daniela Dal Cin per la compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, Leo Kalbinsky, Silvia Giambrone, Brando Cesarini, Hermann Nitsch e Emilio Isgrò.
Il Museo si è avvalso della consulenza scientifica di Ornella Fazzina e Michele Romano.
La Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, nel cuore di Ortigia, è il Museo di arte antica della città e illustra gli sviluppi della cultura figurativa a Siracusa e più in generale nell’area sud-orientale della Sicilia. Conserva L’Annunciazione di Antonello da Messina, una delle opere più emblematiche del percorso stilistico dell’artista che in esso raggiunge il difficile equilibrio tra gli elementi della pittura fiamminga e il sapiente utilizzo della prospettiva “geometrico-luminosa” e delle dimensioni monumentali tipiche della scuola rinascimentale italiana. Tra le opere pittoriche esposte, Madonna in trono col Bambino tra le Sante Eulalia e Caterina d’Alessandria di Pedro Serra, pittore catalano del quattordicesimo secolo, e due importanti tavole del XV secolo, il Retablo di San Lorenzo e il polittico della Trasfigurazione di Cristo. Di fine Cinquecento sono le tele di Mario Minniti, pittore siracusano che risente fortemente dell’influenza del Caravaggio: fu proprio questo artista a ospitare Caravaggio, nel 1608, in fuga da Malta. Palazzo Bellomo conserva inoltre statuine presepiali del XVIII e XIX secolo in cera, ceramica, stucco e cartapesta, di particolare interesse storico-artistico ed etnoantropologico.
foto Michele Pantano