“Draghi resti alla guida del Paese”, ecco l’appello di otto sindaci del siracusano
Alla vigilia del voto di fiducia, sono otto i sindaci della provincia di Siracusa che hanno firmato la lettera-appello a Mario Draghi, affinchè rimanga alla guida dell’esecutivo. C’è il primo cittadino del capoluogo, Francesco Italia, quello di Augusta (Giuseppe Di Mare) e ci sono anche le firme dei primi cittadini di Canicattini (Paolo Amenta), Carlentini (Giuseppe Stefio), Ferla (Michelangeloa Giansiracusa), Melilli (Giuseppe Carta), Palazzolo (Salvatore Gallo) e Solarino (Giuseppe Germano).
“Con incredulità e preoccupazione assistiamo alla conclamazione della crisi di Governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza”, si legge nella loro lettera. “Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell’emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà”.
Per gli otto sindaci siracusani che hanno firmato la nota, “il presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale. Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio”.
Quindi l’appello vero e proprio: “Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni”.