Parco degli Iblei, chi vuole l’istituzione: “Conversione ecologia a Siracusa, Catania e Ragusa”

 Parco degli Iblei, chi vuole l’istituzione: “Conversione ecologia a Siracusa, Catania e Ragusa”

Mentre è in corso un vivace dibattito sull’opportunità di istituire il parco nazionale degli Iblei per come perimetrato al momento, 61 enti ed istituzioni locali hanno siglato un documento con cui chiedono di velocizzare l’iter. Ad illustrare il “si” al parco così come è stato immaginato in 15 anni di vicissitudini burocratiche è Marco Mastriani, nome di peso dell’Ente Fauna Siciliana.
“L’istituzione del Parco nazionale degli Iblei, oltre a rappresentare un indispensabile riconoscimento utile alla tutela e alla conservazione di un’intera area dell’altipiano ibleo compreso fra le province di Siracusa, Ragusa e Catania (…) rappresenta anche e soprattutto un concreto e nuovo modello di sviluppo che pone le sue fondamenta nel riconoscimento dell’ecoturismo come perno centrale di una nuova programmazione dei territori interessati, ponendo al centro come priorità la tutela del patrimonio ambientale, naturale, culturale e del paesaggio, verso una fruizione consapevole e responsabile degli stessi, con importanti e concreti benefici socio-economici per le comunità locali”, si legge nel documento inviato al Ministero della Transizione Ecologica.
Le perplessità dei territori interessati – attraverso sindaci e associazioni di categoria – puntano sulla zonizzazione poco ragionata che porrebbe limiti in aree già urbanizzate, i dubbi sull’ente gestore e sui fondi per garantire il funzionamento di un parco così grande.
Mastriani ricorda che “l’istituzione del Parco nazionale degli Iblei rientra in linea con gli obiettivi prefissati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” e sottolinea poi la necessità di tutelare la biodiversità iblea (“solo nell’anno 2021, in Sicilia, compresa l’area degli Iblei, sono andati in fumo oltre 78 mila ettari di superficie boschiva e vegetazionale”). Motivi per cui “istituire il Parco nazionale degli Iblei consentirebbe di avere maggiori strumenti e risorse economiche finalizzati alla tutela, prevenzione e monitoraggio del fenomeno, oggi divenuto allarmante con dati sempre in crescita, a cui l’istituzione dell’area protetta farebbe scaturire una
notevole diminuzione degli incendi nella Sicilia sud-orientale, anche per il venir meno di eventuali speculazioni sui territori interessati”. Non è chiarito, però, come e chi dovrebbe occuparsi di questa importante tutela in una vastissima area come quella del parco nazionale degli Iblei.
Sulla validità del modello “aree protette”, le 61 associazioni non nutrono il minimo dubbio. “Dallo studio che ha preso in analisi i territori di 23 parchi nazionali, è emerso il censimento di oltre 68.000 attività produttive, con un’incidenza elevata di attività commerciali, attività artigianali, aziende agricole, attività di ristorazione e in generale al comparto diretto e indiretto del settore del turismo, di fatto in controtendenza a coloro che affermano una ipotetica paralisi delle attività economiche all’interno delle aree protette”, si legge nella nota.
E ancora: “Le aree protette costituiscono oggi un vero e grande laboratorio di nuove pratiche innovative ed
ecocompatibili, puntando sulla sostenibilità ed economia dei territori interessati, ponendo al centro le comunità locali, con piccole e medie imprese, oggi sempre di più la vera essenza del modello produttivo italiano. Oggi parlare di blue economy e di green economy, diventa imprescindibile sé non si coinvolgono e accompagnano le comunità locali verso una crescita sostenibile per attuare concretamente una vera transizione ecologica”.
Il parco degli Iblei interviene, però, anche in aree già urbanizzate o con la presenza di attività imprenditoriali o manufatturiere. Non prevedendo un modello ibrido di gestione e tutela, la zonizzazione con il sistema a vincoli crescenti preoccupa le comunità locali che intravedono piuttosto il rischio di una “desertificazione”.
Un rischio che le 61 associazioni ed imprese che firmano la richiesta di accelerare l’istituzione del parco non intravedono e smentiscono. “Si proceda, riconoscendo sempre di più l’importanza e il valore della biodiversità in Italia e in Sicilia, attuando politiche di tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e culturale del nostro paese e avviando una vera e propria conversione ecologica ma anche e soprattutto socio-economica nei territori compresi della Sicilia orientale e nello specifico in provincia di Siracusa, Ragusa e Catania”.

 

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