Povero Archimede, “dimenticato” sul rivellino dell’Umbertino. Chi si cura di quel simbolo?
Povero Archimede, “dimenticato” sul rivellino del ponte Umbertino. Il monumento-piazza dedicato al genio siracusano è caduto nel dimenticatoio. E pur essendo in una zona nobile, all’ingresso di Ortigia, visibile e ammirato da tutti, è finito nell’oblio delle cose siracusane. Lampade e led fulminati sarebbero quasi il male minore. Come molte delle cose “pubbliche” di questa città, anche il monumento ad Archimede è percepito come terra di “conquista”. Una delle ultime segnalazioni, riguarda la presenza sul basalto di ragazzini in scooter.
Stupirsene? Anche no, specie se la prima attenzione verso il bene pubblico viene a mancare proprio da parte dalle stesse istituzioni cittadine. Inaugurato il 13 marzo del 2016, circondato dall’entusiasmo di centinaia di siracusani, il complesso monumentale creato dallo scultore Pietro Marchese e dall’architetto Virginia Rossello, è stato sottoposto per l’ultima volta ad ottobre del 2017 ad un attento lavoro di pulizia, ripristino e protezione straordinaria. Un intervento realizzato senza costi per le casse pubbliche, grazie “all’adozione” del monumento da parte della Nite Technology, impresa svizzera specializzata nella produzione ed applicazione di nanotecnologie per le infrastrutture, e dalla TRE GI Srl, impresa siracusana alberghiera. Il contratto di sponsorizzazione tecnica siglato allora con il Comune aveva una durata di cinque anni.
Il monumento di Archimede, specie per la sua posizione, è soggetto a fenomeni di abrasione e corrosione che – se non adeguatamente contrastati – potrebbero seriamente danneggiare la statua. Problemi a cui si aggiunge adesso quello scarso senso civico che pervade chiunque entri in contatto con l’aria siracusana.
Stupito lo scultore Pietro Marchese, artefice della statua del genio matematico aretuseo. “Dispiace vedere che manchi ogni cura. Pensate che mi chiamano e mi scrivono da Siracusa per lamentare lo stato delle cose. Spero che la città riuscirà a mantenere quel complesso che con amore e passione abbiamo pensato e realizzato per Siracusa”, dice al telefono l’artista aretuseo di nascita ma ormai trapiantato a Finale Ligure.