Vittime di guerra, toccante incontro al comprensivo Archimede: storie di siracusani e di Shoa
Due storie intense raccontate agli studenti della Scuola Archimede, protagonisti dei laboratori didattici animati dai docenti e dai Promotori di Pace dell’associazione nazionale “Vittime Civili di Guerra”, a testimonianza di quel ponte tra generazioni indispensabile a tenere viva la memoria della nostra storia. All’istituto comprensivo Archimede di Siracusa, ieri si è svolto l’incontro fra Vincenza Mazzone, figlia di Francesco, internato nello stalag 307, il più grande campo di prigionia in Polonia, e Francesco Magnano, vittima civile di guerra.
Due modi di vivere la guerra: il tenente Francesco Mazzone, liberato l’08 aprile del 1945, internato dal luglio 1941 al 1943 nello stalag 307, luogo denominato “Sterminio per prigionieri di guerra”, dove ha conosciuto privazioni disumane e condiviso con migliaia di altri commilitoni la fame e il freddo patiti in zona d’occupazione tedesca nel lager di Deblin, la cosiddetta fortezza della morte, sopravvissuto all’inferno sulla terra; Francesco Magnano, colpito nel 1945 all’età di 14 anni da un ordigno in piazza Santa Lucia a Siracusa.
Due vicende parallele dei due cittadini siracusani, segnate dal dolore e dalla menomazione fisica.
Gli alunni, “portatori di memoria viva”, hanno presentato i loro lavori con toccante emozione e grande coinvolgimento ribadendo la dignità dell’esistenza di ogni singolo individuo senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali.
Se la testimonianza è un elemento, a volte personale e intimo, legato a chi ha vissuto più o meno da vicino determinati eventi, l’essere portatori di alcune storie e dei loro significati, attraverso la rielaborazione e la narrazione, può e deve sempre di più essere una pratica collettiva, per tenere vive queste storie a rischio di essere dimenticate e, più in generale, per arricchire la memoria collettiva e porre le basi affinché sia il prodotto duraturo di un racconto corale in continuo divenire.
Gli studenti partecipanti all’iniziativa hanno apprezzato questi momenti di storia vera, che ha permesso di mettere insieme pezzi di vita.
“L’istruzione – fa notare la dirigente scolastica, Giusy Aprile- rappresenta il più potente strumento per combattere l’odio e il razzismo. Occorre una memoria unica, forte e condivisa, da coltivare e trasmettere. L’impegno della scuola va verso questa direzione. Una mobilitazione generale per dire no a tutte le forme di razzismo che nel mondo, anche in vesti diverse, vanno replicandosi. Un modo per conservare la libertà che ci è stata donata e per difenderla ogni giorno.La scuola Archimede ha voluto esprimere la propria riconoscenza nei confronti di chi ha contribuito, in maniera così dolorosa, a costruire la nostra democrazia e la libertà individuale e collettiva di ognuno di noi.