Concerti e polemiche, clichè stantio di retroguardia più che di salvaguardia
Caro prof Paolo Giansiracusa, questa volta non sono d’accordo con lei. Magari il suo slogan “Attrezzate lo stadio, rispettate il teatro” funziona e fa presa sul pubblico dei social. Ma pensare che i grandi concerti che finalmente fanno tappa a Siracusa possano essere organizzati nel vecchio stadio comunale è errato in premessa.
Certi eventi di spettacolo “legati all’espressione contemporanea”, come dice lei, hanno bisogno di una cornice che sottolinei ed esalti lo spessore ed il richiamo dell’evento stesso. Fascino nel fascino, anche per lo spettatore oltre che per il prestigio (il “marchio”) dell’artista.
A Verona hanno un grande stadio, fanno la Serie A, ma i concerti si tengono all’Arena di Verona. Perchè l’Arena di Verona “vende”. A Roma non mancano impianti, all’aperto ed al chiuso, eppure sono le Terme di Caracalla (se non il Colosseo) ad ospitare gli eventi di spettacolo. Perchè le Terme di Caracalla “vendono”.
A Siracusa, tolta l’area della Neapolis, non ci sono aree “vendibili” come appeal, marketing e richiamo per un grande artista. Non c’è un palasport, non c’è uno stadio degno di questo nome. Proviamo, anzi, ad immaginare che tipo di presa potrebbe avere il De Simone di Siracusa (anche attrezzato ad hoc) per un big della musica di casa nostra. Si ritroverebbe a suonare in una “periferia”, tra i palazzoni della Borgata che quasi entrano nell’area del vecchio “campo”. C’è il precedente di Eros Ramazzotti, è vero. Ma se negli ultimi 15 anni non si è più fatto nulla di simile, in quel luogo, un motivo deve pur esserci. Dall’acustica alle caratteristiche del luogo. Le piazze? Vale lo stesso discorso.
Fatta questa premessa, il punto centrale resta chiaramente la tutela del monumento. Già il compianto Calogero Rizzuto aveva messo in guardia sulla necessità di non “stressare” il teatro greco che ha come caratteristica quello di essere scavato nella viva – e friabile – roccia. Ed aveva per questo “allontanato” anche i turisti, con percorsi di visita che non permettevano di salire o scendere i gradoni. Questo per dire che il problema non è quello o quell’altro evento quanto il “peso” quotidiano della fruizione costante di un monumento, tanto prestigioso quanto delicato.
Le precauzioni sin qui adottate, in attesa di restauri di cui si parla da tanto ma senza troppa concretezza, hanno comunque svolto la loro funzione di tutela. Lo scheletro protettivo in legno, con effetto camouflage, montato ogni anno dalla Fondazione Inda per schermare il teatro greco, svolge bene la sua funzione. E viene mantenuto anche in occasione dei concerti.
I sei live della stagione 2022 hanno prodotto un incasso lordo complessivo di 1,4 milioni di euro. Sono stati circa 30.000 gli spettatori, con maggioranza di pubblico “non siracusano” (55%) ed un interessante 25% relativo al dato di spettatori giunti dall’Italia continentale o dall’estero. Presenze che hanno prodotto un indotto economico tra ristorazione, ricettività e trasporti valutato attorno ai 9 milioni di euro. A completare i “numeri”: circa mille addetti locali a lavoro tra maestranze, facchinaggio, sicurezza, accoglienza; il tutto esaurito registrato nei giorni dei concerti dalle strutture ricettive e di ristorazione. Gli organizzatori della stagione siracusana dei grandi live al teatro greco hanno invitato ad utilizzare le somme che (con i concerti) entrano nelle casse regionali “per il restauro e la conservazione di questi luoghi meravigliosi, lo spettacolo così contribuisce alla conservazione e alla tutela”. Ecco, questo sarebbe un modo concreto di ragionare di fruizione ed esigenza di tutela del monumento, anche per le prossime generazioni, senza ripetere ogni anno clichè stantii e dal sapore, spesso, più di retroguardia che di salvaguardia. Ad esempio, i sei live dello scorso anno non hanno prodotto danni: nessun allarme o denuncia di questo tipo, nè da parte della direzione del parco archeologico e neanche da parte della Soprintendenza. Rendiamo la discussione più interessante: perchè a Siracusa ancora nel 2023 non esiste un contenitore per spettacoli alternativo ad un teatro scavato nella roccia nel V secolo avanti Cristo?