Morti bianche, il triste dato di Siracusa: 6 decessi sul lavoro e sinistri in aumento

 Morti bianche, il triste dato di Siracusa: 6 decessi sul lavoro e sinistri in aumento

In Sicilia, nel 2022, sono stati 50 gli incidenti mortali sul lavoro; di questi, 6 in provincia di Siracusa: è la 21.a provincia in Italia. La fascia di età più colpita rimane quella fra i 40 e i 59 anni.
La Sicilia rimane, purtroppo, una delle regioni con maggiore incidenza di morti sul lavoro rispetto alla popolazione occupata. Sono state 28.227 le denunce per infortuni in Sicilia, presentate all’Inail, con un incremento del 47% rispetto all’anno precedente. Il settore più esposto è quello dell’industria, seguito da logistica e servizi.
In provincia di Siracusa, gli infortuni denunciati nel 2022 sono stati 1.901, con un incremento del 56,8% rispetto al 2021. I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil spiegano, però, che “si tratta di numeri drogati al ribasso dalla enorme piaga del lavoro nero, del lavoro grigio, del lavoro non tracciato cioè di tutta quella economia sommersa che non arriva alla contabilità statistica”.
Il vero problema? Secondo i sindacati unitari rimane anzitutto “quello di assicurare l’effettiva applicazione della già esistente normativa sulla sicurezza, che fa a pugni con una carenza assoluta di controlli non solo per gli enormi vuoti in organico degli enti competenti ma anche per l’assenza della necessaria integrazione funzionale tra i servizi di sorveglianza di Inail, Inps, Asl e Ispettorato del Lavoro”. Dito puntato dai sindacati anche all’indirizzo della stessa struttura del sistema produttivo “che alimenta situazioni di pericolo”. Una struttura definita “arretrata”, in prevalenza “costituita da piccole e piccolissime imprese che spesso hanno scarso valore aggiunto e che, di conseguenza, mantengono la loro capacità competitiva solo grazie alla compressione dei salari e al degrado delle condizioni di lavoro”. La sintesi dei sindacati siracusani è spietata: “più piccola o spregiudicata è la ditta o l’impresa, più precario il contratto del dipendente, maggiori le pressioni magari per straordinari o turni extra, minori le tutele”.
Per queste ragioni Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al Governo un atto di responsabilità collettiva “al fine di stipulare un Patto per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro all’interno ed in coerenza di un quadro pluriennale determinato dalla Strategia Nazionale Prevenzione e Protezione”. I punti da seguire: “tutti i finanziamenti alle imprese, che aumenteranno sensibilmente col PNRR, siano condizionati ad investimenti in salute sicurezza; varare il modello di qualificazione delle imprese anche attraverso l’introduzione della patente a punti sulla base della regolarità delle imprese e dei requisiti di legalità; applicazione solo dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle Associazioni Sindacali comparativamente più rappresentative, affinché siano estese in modo certo a tutti le tutele in tema di salute e sicurezza, pena l’esclusione dai bandi stessi; mai al lavoro senza una preparazione e un addestramento adeguati indipendentemente dalla tipologia contrattuale; coordinamento permanente fra Ispettorato Nazionale del Lavoro, Azienda Sanitaria, INAIL, INPS e organi di vigilanza, migliorando le verifiche in quantità, qualità e frequenza; obbligo di formazione per i datori di lavoro e non solo per i lavoratori; divieto di contratti d’appalto al massimo ribasso”.

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