Addio a Peppe, il poliziotto suicida. L'incredulità degli amici: "Quanto dolore dietro quel sorriso"

 Addio a Peppe, il poliziotto suicida. L'incredulità degli amici: "Quanto dolore dietro quel sorriso"

Giuseppe era un poliziotto della Squadra Mobile, dove era approdato dopo un periodo in servizio alle Volanti, svolgeva il suo lavoro in maniera ineccepibile, era simpatico, gentile, sorridente e nessuno avrebbe mai immaginato che dentro di sé maturava la scelta più tragica. Si è tolto la vita con un solo colpo, ieri mattina, in Questura, lasciando tutti nello sgomento e, chi gli voleva bene, nel dolore. Per Peppe una valanga di pensieri, che viaggiano anche attraverso i social. Il sindacato degli Autonomi della Polizia parlano del loro cuore “a pezzi. Non riusciamo a capacitarci di come sia stato possibile. Ci siamo svegliati di soprassalto e abbiamo scoperto che dietro la tua apparente serenità, oltre quel sorriso sul volto con il quale continueremo a ricordarti, covava, bel celata, una serpe che non ci hai permesso di vedere e che, in un attimo di solitudine, ha approfittato di uno spiraglio di debolezza e ti ha convinto a compiere il più insano dei gesti. Chi ha avuto il privilegio di conoscerti- il messaggio dei suoi colleghi- di starti a fianco e di lavorare con te, non ti dimenticherà mai”. Poi un riferimento alla sua passione: “Gioca a tennis e sorridi come hai sempre fatto”. Peppe “o federale”, come lo chiamavano alcuni colleghi, lascia un vuoto importante, che spinge anche a riflessioni che in parte hanno senso, ma in buona parte forse no. Ancora tra i colleghi c’è chi lo descrive come una persona che non ha mai usato “una parola di troppo nei confronti di nessuno. Una persona buona, dall’animo trasparente. “Mi dispiace- dice un altro collega, Luca- che tu non abbia trovato via d’uscita per questo dolore, lo so lacera, distrugge, toglie il respiro alle volte, lo comprendo, non giudico, ma mi dispiace che oggi sia semplicemente tardi”. Il direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Siracusa, Roberto Cafiso ricorda che quello dei “suicidi è un tema ontologico, vecchio come la storia dell’umanità. Ci sono persone che decidono, anche in pochi attimi, di farla finita e lasciare i parenti e gli amici nello sconforto. Per quanto riguarda gli agenti di polizia e altre forze dell’ordine c’è l’aggravante della facilità, in quanto possessori di arma , a poter agire in questa direzione. Questo è un tema che ci deve interrogare. I segnali possono essere mistificati dal sorriso e dalla disponibilità ma spesso, al di là delle apparenze, ci possono essere segnali che possono essere colti. Importante sottoporre periodicamente gli esponenti delle forze dell’ordine a verifiche, in quanto possessori di arma, mezzo ad alta potenzialità riguardo ai pensieri autosoppressivi”.

 

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