Nell’anniversario dello Sbarco, ritrovato uno Junker nel mare di Brucoli

 Nell’anniversario dello Sbarco, ritrovato uno Junker nel mare di Brucoli

Nei giorni dell’anniversario dello sbarco alleato in Sicilia, ancora un relitto ritrovato nei fondali siracusani. La scoperta porta sempre la firma di Fabio Portella e del suo team di ricercatori subacquei.
Si tratta di un Junkers Ju 88, uno dei più famosi bimotori multiruolo della Luftwaffe. Si tratta del terzo velivolo dello stesso modello rinvenuto nei fondali siracusani, dopo quelli di capo S.Elia e Capo Ognina, dai quali differisce soprattutto per il grado di integrità.
Si trova a meno di due miglia dalla costa, zona Punta Campolato a Brucoli. Si presenta integro, rovesciato e adagiato su un fondale fangoso a 102 metri di profondità.
Il piano alare, gli scarichi dei motori, i carrelli d’atterraggio e altri elementi strutturali, rendono molto probabile l’identificazione, salvo l’esito di future indagini e misurazioni.
Lo Junkers Ju 88 è stato in assoluto l’aereo più versatile dell’aviazione tedesca nell’ultimo conflitto mondiale, da ricognitore a caccia notturno, passando per bombardiere in picchiata e aerosilurante, operò su quasi tutti i teatri bellici.
La sua versione più diffusa, l’A-4, lunga 14,4 m. e alta 4,8, aveva un’apertura alare di oltre 20 metri ed era equipaggiata con due motori Junkers Jumo 211 di 1340 CV ciascuno. Realizzato con struttura a guscio, l’aereo vantava caratteristiche costruttive che gli conferivano grande resistenza e la possibilità di affrontare picchiate a oltre 700 Km/h, spesso sfruttate durante la battaglia d’Inghilterra per sfuggire agli agili “Spitfire” inglesi.
Lo Junkers Ju 88 si distinse particolarmente come caccia intercettore notturno, ruolo che gli consentì di infliggere gravissime perdite ai bombardieri della RAF: solo nel 1942 il tenente pilota Heinrich Prinz zu Sayn-Wittgenstein abbatté 83 bombardieri pesanti quadrimotori Avro Lancaster.
Una cinquantina di Ju.88 furono anche forniti all’aeronautica italiana, che non fece però in tempo a dare loro il battesimo del fuoco prima dell’armistizio.
“Questa nuova scoperta conferma il ruolo fondamentale dell’estensione dei limiti operativi delle immersioni subacquee sportive e tecniche, quale strumento utile a riportare alla memoria gli eventi e la storia delle battaglie aeronavali della II Guerra Mondiale in Sicilia”, commentano dalla Soprintendenza del Mare. “Il carattere inedito dei siti di alto fondale e la loro sostanziale integrità, legata alla loro accessibilità limitata dalle profondità operative, dischiudono la possibilità di una fruizione turistica subacquea volta sia alla loro valorizzazione, che all’impulso economico del settore della subacquea tecnica”.
Il siracusano Fabio Portella è ispettore onorario per i Beni Culturali subacquei della provincia di Siracusa. Il suo team è composto da Ninny Di Grazia, Stefano Gualtieri, Linda Pasolli, Alessandro Celano e Marco Gargari.

 

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