I Carabinieri: “Liberata la Borgata”. Cambiano i clan, droga più redditizia delle estorsioni
“Con questa operazione abbiamo liberato la Borgata dal malaffare, restituendola alla sua più autentica bellezza. Adesso, riappropriamoci di quel quartiere e degli spazi liberati”. Il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Gabriele Barecchia, commenta così il blitz che all’alba ha portato a 19 arresti colpendo un gruppo strutturato, dedito al traffico di stupefacenti. Le indagini sono scattate nel 2020 e sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Una curiosità: spacciavano ancora durante il covid, mettendo in guardia i clienti sui rischi del virus ma – paradossalmente – non su quelli derivanti dal consumo di cocaina e crack.
“Abbiamo disarticolato un’organizzazione nata per gemmazione dal clan Santa Panagia e che gestiva in maniera energica il traffico di droga nel capoluogo, con accordi stretti con gli altri cartelli presenti in città, e la rivendita in Borgata”. La maniera “energica” comportava anche decisa violenza. “Si – conferma il colonnello Barecchia – abbiamo registrato attentati incendiari, dinamitardi, colpi di pistola spesso per intimidire gli acquirenti morosi o quelle persone che non si allineavano alle regole del clan”.
A reggere e gestire gli affari c’era una “diarchia”: un capo vero e proprio, affiancato da un secondo “di cui che riconosceva il carisma”. Poi gregari e faccendieri, figure di raccordo in un’organizzazione che si muoveva a memoria. Prevista anche un sostentamento per le famiglie detenuti, in particolare di quelle figure “già appartenenti ai clan storici di Siracusa che in cambio offrivano una sorta di protezione e avallo dell’attività del clan, nel panorama criminale”, rivela il comandante provinciale dei Carabinieri, intervenuto in diretta su FMITALIA.
Dalla lettura delle carte, all’esame della Procura e della Dda, emerge una nuova filosofia dei gruppi criminali. “Un diverso approccio verso la droga”, spiega il colonnello Barecchia. “I clan tradizionali si sostenevano prevalentemente con una rete ramificata di estorsioni, invece questo monopolizzava in maniera diretta il mercato dello stupefacente, cosa che ha garantito maggiori introiti rispetto alle intimidazioni estorsive”.