Siracusa.La Presidenza del Consiglio sul mancato invito a Giovanna Raiti: "Non ne sapevamo niente"
“Appena l’altro ieri ricevo un invito da parte della scuola Salvatore Raiti , intitolata a mio fratello a prendere parte all’incontro con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Schiva, ma accetto. Poi in tarda serata mi giunge un messaggio al cellulareda parte della stessa insegnante che mi aveva esteso l’invito anche a nome della dirigente che, mortificata, mi spiega come il cerimoniere di Palazzo Chigi non ha dato la possibilità di inserire persone esterne alla scuola tra gli accreditati”. La voce è calma, non una parola fuori posto. Ma Giovanna Raiti c’è proprio rimasta male, vittima di uno scivolone evitabile. Lei è la sorella di Salvatore Raiti, il giovane carabinieri siracusano ucciso dalla mafia negli anni 80 ed alla cui memoria è intitolata la scuola. Paradossalmente, le è stato vietato di entrare in quell’istituto che porta il suo cognome. “Ero davvero tentata di presentarmi, poi avrei voluto vedere chi e con quale autorità avrebbero potuto cacciarmi via. Non l’ho fatto per la grande mortificazione e per la distrazione che ancora una volta le istituzioni hanno avuto nei confronti dei familiari di vittima di mafia”. L’amarezza cresce e così Giovanna Raiti si domanda ad alta voce “se qeulla scuola si fosse chiamata Borsellino o Falcone, avrebbero impedito ai familiari di farvi accesso? Non credo…Forse un ragazzo che muore a 19 anni non ha lo stesso peso e valore”. E se non bastasse, “un familiare vittima di mafia non smette mai di sentirsi vittima fino a quando ‘qualcuno’ non gli batte le spalle e lo conforta … tutto il resto è tristezza. Come questa vicenda”. In serata, una nota ufficiale della Presidenza del Consiglio, che si dichiara “totalmente estranea alla vicenda. Nessuna comunicazione- si legge nel comunicato – è mai giunta alla Presidenza del Consiglio circa la possibilità che potesse partecipare alla cerimonia la signora Raiti, la cui presenza sarebbe stata certamente accettata e gradita”.