“Mai più morti sul lavoro”, presidio dei sindacati sotto sede Inail di Siracusa

 “Mai più morti sul lavoro”, presidio dei sindacati sotto sede Inail di Siracusa

Una piattaforma per la salute e per la sicurezza sul Lavoro. La rivendicano, ancora una volta, Cgil e Uil che questa mattina a Siracusa hanno scioperato prima alle portinerie industriali e poi in presidio davanti alla sede dell’Inail, nei pressi del Ponte Umbertino. “Quattro ore di sciopero perché occorre far sentire sempre più forte il malessere generato dalle insufficienti e talvolta assenti misure di sicurezza sul lavoro”, spiegano i lavoratori dopo la tragedia di Suviana.
“Gridiamo ancora una volta basta per il preoccupante e irrefrenabile dato delle morti sul lavoro – dicono i segretari Roberto Alosi (Cgil) e Ninetta Siragusa (Uil) – e lo facciamo chiedendo che una volta per tutte si cancellino tutte quelle leggi che hanno reso sino ad ora il lavoro precario e frammentato. Occorre inoltre superare il subappalto a cascata e rafforzare le attività di vigilanza incrementando le assunzioni nell’Ispettorato del Lavoro e nelle Aziende sanitarie locali. E poi mai pensare ad un lavoro senza un’adeguata formazione in tutti i campi”.
I segretari di Cgil e Uil hanno poi aggiunto che – per tutte le aziende – occorre una vera patente a punti che “blocchi le attività alle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza con il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di eleggere in tutti i luoghi i propri Rappresentanti per la Sicurezza. E, altresì, l’obbligo delle imprese ad applicare i CCNL firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative ed al rispetto delle norme sulla sicurezza, quali condizioni per poter accedere a finanziamenti e incentivi pubblici”.
Lo sciopero di stamani è stato inoltre incentrato su altri due nodi fondamentali a tutela dei lavoratori stessi: “Occorre una giusta riforma fiscale – hanno chiosato Alosi e Siragusa – in quanto lavoratori dipendenti e pensionati pagano oltre il 90 per cento del gettito Irpef, mentre intere categorie economiche continuano a non pagare fino al 70 cento delle imposte dovute. Ed è necessario ridurre la tassazione sul lavoro dipendente ed i pensionati, tassare le rendite e contrastare l’evasione”.
E “per un nuovo modello sociale di fare impresa – concludono – vogliamo rimettere al centro delle politiche economiche e sociali del Governo e delle imprese il valore del lavoro a partire dal rinnovo dei Contratti nazionali e da una legge sulla rappresentanza, la centralità della salute e della persona, la qualità di un’occupazione stabile e non precaria, una seria riforma delle pensioni, il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo e puntare alla piena e buona occupazione a partire dal Mezzogiorno”.

 

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