Belli, ricchi di storia e sempre chiusi: Ginnasio Romano e Tempio di Giove lunga attesa di rilancio
Ginnasio Romano e Tempio di Giove sono due siti archeologici che farebbero la fortuna di ogni città turistica. A Siracusa, però, sono sempre rimasti (e divenuti considerati) “minori”. Talmente minori da non meritare visitatori e foto, chiusi perennemente e riaperti solo in sporadiche occasioni. Pagano la distanza dall’area archeologica della Neapolis, come per il castello Eurialo (altra meraviglia che meriterebbe ben altre attenzioni): non sono per nulla collegati tramite bus e navette con Ortigia ed il teatro greco, ad esempio. E pertanto, non vengono inseriti nei giri turistici.
Non che qualcuno gridi allo scandalo, anzi. Sono passati tanti di quei decenni che ormai quasi nessuno ci fa caso. Tranne i turisti che si ritrovano davanti ai cancelli chiusi, loro si affascinati da antiche vestigia e luoghi dal sapore di storia.
Inseriti nel perimetro di gestione del parco archeologico, i due siti archeologici attendono rilancio. Per il Ginnasio Romano è in cantiere il progetto di riqualificazione funzionale che prevede una nuova sistemazione degli accessi e della biglietteria, la creazione di un percorso di visita privo di barriere architettoniche e l’illuminazione. Esiste anche un progetto per la realizzazione di un secondo ingresso oltre quello (chiuso) di via Elorina. L’idea è di creare un accesso anche lato via Rubino, proprio in corrispondenza del terminal bus ed a due passi dalla stazione ferroviaria, per intercettare così subito i turisti in arrivo o in mobilità. Incerti i tempi di realizzazione.
Anche per il Tempio di Giove c’è la volontà di sistemare l’area e garantire le visite con aperture regolari. Non mancano però i problemi, come ad esempio l’assenza di acqua ed energia elettrica. Mancano, di conseguenza, i bagni ma a creare le preoccupazioni maggiori sono i segni di dissesto idrogeologico in atto. Particolarmente esposto è il fronte nord-est della terrazza su cui sorge il tempio. Esiste il fondato rischio di crolli se non si interviene preventivamente con tecniche di ingegneria naturalistica come ad esempio le terre armate.