Lidi balneari, lavori e concessioni: Cna a difesa dell’Arenella, “accuse infondate e storture”
“È stata condotta una campagna denigratoria contro gli interventi realizzati all’Arenella, basata su argomentazioni irricevibili. Tanto per cominciare, le accuse relative all’insufficienza e alla presunta non validità delle concessioni balneari, in virtù delle sentenze del Consiglio di Stato, sono infondate”. Così il coordinatore regionale di Cna Balneari, Gianpaolo Miceli, interviene con fermezza per difendere gli operatori balneari finiti al centro di polemiche per i lavori realizzati nei pressi del Lido Arenella.
“Non è vero, ad esempio, che le concessioni demaniali marittime non sono vigenti. I titolari degli stabilimenti balneari non stanno occupando abusivamente il suolo pubblico, in quanto una legge dello Stato stabilisce la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2024. Le normative sul demanio sono attualmente in fase di ridefinizione e sono oggetto di discussione con la Commissione Europea. Accusare gli operatori balneari di illegalità è illogico, non rispettoso del loro lavoro e denigratorio nei confronti di una categoria che rappresenta un asset importante per l’economia locale e nazionale”, il primo aspetto su cui il coordinatore regionale dei balneari Cna si sofferma.
Poi, entrando nel merito, “le accuse rivolte alla pubblica amministrazione riguardo a opere non autorizzate, come quelle del Lido ex Polizia, sulle quali non entriamo nel merito, non devono coinvolgere il Lido Arenella. Basti però sapere che le opere di mitigazione del rischio realizzate dal Lido Arenella sono assolutamente regolari e autorizzate”.
Miceli sottolinea l’importanza di rispettare e difendere le aziende balneari che operano nel pieno rispetto delle regole, offrendo un servizio fondamentale e creando posti di lavoro. “È indispensabile evitare di generare storture e non accusare illegittimamente chi lavora rispettando le normative. La discussione sul futuro delle concessioni balneari è attuale e necessaria, ma deve basarsi sulla verità, non su accuse infondate”, conclude.