Mobilitazione per la zona industriale, futuro mai così a rischio: transizione o dismissione?
Mai come oggi il futuro della zona industriale di Siracusa appare appeso un filo, tra le speranze future di transizione ed i problemi attuali di produzione. Il piano industriale di Versalis con la fermata nel 2026 del cracking di Priolo; Isab Goi che ha fermato temporaneamente Igcc perchè la produzione di energia elettrica con quel sistema non è al momento conveniente; Sasol con gli impianti che marciano quasi al minimo tecnico; Sonatrach e Sasol con progetti annunciati ma fermi. E poi c’è il tema Ias “destinato a chiudere se non si interviene su nuovi investimenti e nuove tecnologie”, ripetono da settimane i sindacati.
E proprio i sindacati, Cgil e Uil, si preparano alla mobilitazione. Proclamato lo stato di agitazione,
con blocco degli straordinari ed una prima giornata di sciopero per martedì 12 novembre 2024. Questa mattina, intanto, volantinaggio davanti alle portinerie del polo petrolchimico di Siracusa ed in particolare davanti ai cancelli di Eni Versalis. Annunciate tre assemblee dei lavoratori: mercoledì 30 ottobre dalle 8 alle 11 nel piazzale portineria Cr (Versalis, Isab, B2g, Priolo Servizi, Air Liquide e indotto); lunedì 4 novembre dalle 8 alle 11 nel piazzale portineria Sasol (Sonatrach, Sasol e indotto); martedì 5 novembre dalle 8 alle 11 nel piazzale Isab Sud (Isab, Igcc, Air Liquide e indotto).
Ma subito dopo l’agitazione è pronta a raggiunge anche le piazze di Siracusa, Augusta, Priolo e Melilli. “Il ridimensionamento degli attuali assetti industriali produrrà inevitabilmente un effetto domino su molte aziende; a partire dalla Brown2Green (Centrale Elettrica ex Erg Power), Air Liquide, Priolo Servizi, ma anche
sulle molteplici aziende dell’indotto che cominciano già a percepire gravi ripercussioni”, spiegano i sindacati. Fa paura l’impatto sociale di questo “domino”, considerando anche quanto sia importante per l’economia provinciale quanto garantito dal polo petrolchimico in termini di occupazione e stipendi. “L’impatto sociale
per le migliaia di Lavoratrici e Lavoratori e quello economico per l’intero territorio sarebbe insostenibile”, dicono senza mezzi termini i sindacati che temono un’accelerazione nella crisi industriale con lo stop recentemente annunciato dell’impianto etilene di Eni Versalis. E questo “poiché la produzione di etilene è strettamente interconnessa ai cicli produttivi di molte altre aziende. Non vogliamo una lenta e subdola dismissione, ma uno sviluppo sostenibile di questo polo industriale”. Un piano di rilancio, insomma. Con date e scadenze precise ed investimenti certi. E questa volta, puntualizzano i sindacati, i lavoratori devono essere coinvolti in tutti i processi decisionali.