Ciclabili al centro della strada con raccolta acque piovane sotto, l’idea che non è diventata realtà
Oggi le piste ciclabili sono una realtà su diversi km di strade, a Siracusa. Realizzate sul lato esterno della carreggiata, creano una rete che attraversa il capoluogo da nord a sud. Questo è l’esito di una lunga genesi iniziata negli anni della sindacatura Garozzo.
Nella prima versione, una sorta di bozza di cui si discusse in quella giunta il cui vicesindaco era l’attuale primo cittadino Francesco Italia, venne ipotizzato un sistema di viabilità ciclabile da Scala Greca al corso Gelone, attraversando Teracati. Può o meno come è stato poi in effetti disegnato nel progetto definitivo e finale.
Solo che in quella fase iniziale, una sorta di metaprogetto potremmo definirlo, le corsie per le bici erano state immaginate al posto dello spartitraffico, quindi al centro della sede stradale. Una scelta che avrebbe “risparmiato” i posti auto laterali ma che avrebbe comunque condotto al restringimento delle corsie di marcia con, tra l’altro, la necessità di spostare gli impianti di illuminazione, da ricreare sui margini stradali.
Quell’idea però aveva preso in considerazione pure un altro aspetto: infatti, sotto alle corsie ciclabili era stato immaginato un collettore per le acque piovane, in modo da intervenire anche sulla storica carenza della rete cittadina, messa a nudo dagli ultimi eventi meteo avversi e di portata eccezionale. Peraltro, a facilitare l’operazione sarebbe stata l’esistenza di un grande scatolato sotto corso Gelone, dall’incrocio con via Polibio sino quasi a via Catania, nei pressi della vecchia cintura ferroviaria. “Avremmo così risolto problematiche oggi evidenti a tutti”, racconta Giancarlo Garozzo raggiunto da SiracusaOggi.it.
Cosa abbia portato ad una modifica così radicale di quella idea iniziale è facile da immaginare: i costi. Quel tipo di opera avrebbe superato di svariate centinaia di migliaia di euro l’importo del finanziamento, costringendo il Comune a cercare risorse tra le piaghe di un bilancio non esattamente florido. “Un intervento oneroso ma che avrebbe risolto una volta e per tutte un problema che si trascina da diversi decenni e che adesso inizia ad allarmare”, dice ancora Garozzo.
Difficile oggi dire con certezza se quel sistema centrale di ciclabili, abbinate al collettamento delle acque piovane, avrebbe davvero migliorato la situazione attuale. L’idea suona certamente affascinante. Anche se la sfida tecnico-realizzativa non sarebbe stata di poco conto. A partire dall’allargamento dello spartitraffico per far spazio alle corsie ciclabili centrali (da 1 a 2 metri circa); lo spostamento dei sottoservizi è poi un intricato puzzle, sotto le strade del capoluogo; infine, lo scatolato sotto corso Gelone è struttura ultradecennale, di cui si ha memoria ma di cui si sconoscono le esatte condizioni attuali come anche il posizionamento preciso sotto l’attuale stradone e quale portata potrebbe, in caso, garantire.
Quella struttura sotterranea potrebbe comunque tornare utile per dare una mano ad un sistema di regimentazione delle acque piovane. Potrebbe, ad esempio, fungere da spina dorsale di un sistema di collettamento rafforzato delle acque meteoriche di tutta l’area, da via Basento e via Di Natale sino a via Brenta.
Ciclabili o non ciclabili, approfondire condizioni e posizionamento esatto di questo scatolato – almeno di 1,50×2 metri – potrebbe rivelarsi ancora oggi operazione utile.