Vertice al Ministero su Versalis e le scelte per Priolo e Ragusa. I piani del governo, freddi i sindacati
Si è concluso poco dopo le 18 l’incontro convocato al Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) dedicato al futuro degli impianti Eni Versalis. C’era attesa soprattutto per ulteriori dettagli sull’annunciato piano di transizione, in particolare per quel che riguarda impianti e lavoratori di Priolo e Ragusa. Oltre ai rappresentanti della grande azienda chimica, hanno partecipato al tavolo i sindacati, grande assente la Regione Siciliana. Un’assenza che evidenzia l’importanza – non condivisa dal Ministero – di invitare all’incontro anche i sindaci dei comuni in cui ricadono gli impianti dell’area industriale siracusana. Presenti, invece, come uditori i parlamentari siracusani Luca Cannata (FdI) e Filippo Scerra (M5S) hanno seguito i lavori.
Eni ha confermato la volontà di riconvertire l’impianto di Priolo in una bioraffineria, sottolineando che si tratta di un mercato emergente con possibili opportunità occupazionali. Prevista anche la realizzazione e sviluppo del riciclo chimico.
Per quanto riguarda Ragusa, è stata ribadita la decisione di chiudere gli impianti di produzione, puntando invece su asset dedicati alla ricerca e alla sperimentazione a supporto delle nuove produzioni.
In chiusura dell’incontro, il ministro Urso non ha nascosto di vendere nella riconversione una occasione per offrire “risposte occupazionali sia ai lavoratori diretti che all’indotto”. Quanto al governo, “sta lavorando a un piano energetico basato su rinnovabili e nucleare per ridurre i costi e aumentare la sicurezza energetica”, ha aggiunto. Proposti due tavoli di approfondimento in sede ministeriale sui progetti siciliani e pugliesi.
Il segretario regionale della Uiltec Sicilia, Andrea Bottaro, uscendo dall’incontro ha espresso tutti i suoi dubbi.
“Abbiamo chiesto al Ministro di affrontare la questione in maniera più approfondita. È evidente che al momento né il governo né Eni abbiano compreso appieno le preoccupazioni dei lavoratori siracusani e ragusani. Non si è colto il grave problema sociale e occupazionale che potrebbe generarsi su quei siti. Non si può liquidare la questione dicendo che la riconversione è necessaria a tutti i costi: serve un equilibrio tra logiche industriali e responsabilità sociale”. Secondo Bottaro, “bisogna valutare attentamente gli impatti occupazionali sia sui lavoratori diretti che sull’indotto, considerando anche l’integrazione tra le aziende presenti a Priolo. Inoltre, non è accettabile cancellare la storia industriale centenaria di Ragusa dicendo semplicemente che il futuro è nel barocco. Aspetteremo i confronti territoriali per comprendere meglio i piani ed affrontare le questioni, nel frattempo valuteremo insieme ai lavoratori come proseguire questa vertenza”.
La UILTEC Sicilia ribadisce la necessità di un tavolo dedicato che affronti con serietà e responsabilità le conseguenze sociali, economiche e occupazionali di questa transizione.