Gli industriali siracusani e la riconversione, “bene gli annunci ora politica passi ai fatti”

 Gli industriali siracusani e la riconversione, “bene gli annunci ora politica passi ai fatti”

Gli industriali siracusani vedono “una luce in fondo al tunnel”. Ad usare l’espressione, riferendosi all’incontro della scorsa settimana con il ministro Urso, è Maria Pia Prestigiacomo presidente della sezione imprenditori metalmeccanici di Confindustria Siracusa. Ma le dichiarazioni sul polo industriale siracusano modello di riconversione sostenibile, “devono però tradursi in atti concreti in tempi ragionevolmente brevi”, puntualizza subito. Fiducia si, ma non in bianco. “Il rischio è che la riconversione sostenibile dell’apparato industriale di Priolo-Augusta-Melilli, da tutti auspicata, arrivi troppo tardi per salvare le imprese dell’indotto industriale, nato 60 anni fa e consolidatosi a supporto del polo petrolchimico”, analizza la Prestigiacomo.
Ecco allora che dal tavolo di sistema auspicato dal ministro Urso entro il mese di marzo, gli industriali siracusani si attendono decisioni concrete. “Si assumano scelte operative con celerità. L’annuncio di cambiare le politiche industriali e l’impostazione europea del green deal devono tradursi in iniziative e provvedimenti celeri e mirati, altrimenti rischiano di restare belle intenzioni, destinate a scontrarsi con un pericolo, concretissimo, di deindustrializzazione, perdita di posti di lavoro e tensioni sociali. Attendiamo fiduciosi, dunque, di vedere progetti chiari, tempistiche stringenti, prospettive convincenti: il mondo delle imprese è pronto per questa sfida”, assicura la presidente degli imprenditori metalmeccanici di Confindustria Siracusa.
“Siamo convinti – conclude Maria Pia Prestigiacomo – che il futuro delle attività del sito in chiave di sostenibilità ambientale sia una prospettiva ineludibile. Tuttavia riteniamo che è necessario preservare il patrimonio delle imprese dell’indotto che ruota attorno alla zona industriale siracusana. Un patrimonio che oggi appare seriamente a rischio, con gli elevati costi dell’energia e dell’anidride carbonica prodotta, che stanno costringendo a ridurre linee produttive ritenute non più competitive, con conseguenti riflessi negativi nel settore metalmeccanico e dei servizi. E questo accade in un’area del Mediterraneo che oggi, con il Piano Mattei e i progetti di collegamento per il trasporto dell’energia dall’Africa all’Europa, è diventata uno snodo geografico fondamentale per ogni iniziativa, soprattutto per creare un ponte per trasferire energia pulita fra le due sponde del mare nostrum”.

 

Potrebbe interessarti