Salvate il soldato Cavarra, "vittima" mediatica della rimborsopoli siracusana
“Vada a lavorare in miniera”. L’invito, probabilmente non tra i più eleganti, lo strappa al giornalista Gianluigi Paragone al termine di una complicata telefonata su Radio 105. Non pago di quanto avvenuto domenica in diretta su Rai Uno, il consigliere comunale Salvo Cavarra è tornato sulla gettonopoli siracusana varcando – seppur al telefono – lo Stretto. E rimediando un’altra figura poco felice agli occhi dell’opinione pubblica nazionale.
Paragone, giornalista televisivo de La 7 prestato alla radio, aveva già ricordato a Cavarra “lei è un consigliere comunale, non ha vinto il nobel”. Seguito da un eloquente “siete di un’arroganza incredibile”. Nessuna pietà per Cavarra colpevole solo di volersi giustificare ripetendo come un disco rotto motivazioni superate dai fatti. Insomma, per farsi trattare male ce ne ha messo parecchio di suo.
Sin da domenica, quando con una serie di uscite al limite (e oltre) è diventato bersaglio comodo, comodo per migliaia di siracusani su facebook: dai 400 euro di benzina spesi ogni mese per andare e tornare da Priolo, alla terra del sud con 5.000 grillini che attenterebbero alla sua salute fino all’essere un “pesciolino”. Ironie, facezie e anche qualche contumelia poco elegante che lo hanno convinto a cancellare il suo profilo sul social network. E poi, come ha raccontato , “ha una settimana che non sto uscendo di casa, che sono minacciato. Per 800 euro al mese e per servire la mia città non devo uscire più di casa?”. Con Paragone che lo incalza, “fanno bene per quanto ci costate…”.
In piena trance agonista, e in assoluta buona fede, Cavarra ne fa una più grossa ogni frase. Come chi si ritrova prigioniero di sabbie mobili e sbracciandosi in ogni direzione viene “inghiottito” sempre più in fretta. Salvate il soldato Cavarra. O quanto meno, mettetegli il silenziatore. Impari dai suoi colleghi più scaltri, lontani da telecamere, microfoni e taccuini da settimane. Così, per prudenza.