Siracusa. Musso in carcere e il pensiero per i figli di Iraci: "mi chiamavano zio…"
“Mi chiamavano zio, ma adesso come farò a guardarli in faccia?”. Sottovoce, col capo chino, Seby Musso lo chiede al suo avvocato, Antonello Davì, al termine dell’interrogatorio di garanzia. Il pensiero corre ai figli di Franco Iraci, l’amico di una vita morto dopo il violento colpo al capo infertogli proprio da Musso.
Una manata, uno schiaffo. Non lo ricorda con precisione. “E’ sconvolto, sta male”, racconta il suo legale. “Ha ammesso le sue responsabilità e comprende la gravità di quanto accaduto. Ha stroncato una vita e il suo pensiero corre a quegli affetti familiari che ha distrutto”, spiega ancora Davì. Non ancora una vera e propria richiesta di perdono ma un profondo tormento interiore.
Seby Musso è in carcere, con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Non riesce a relazionarsi con quella parola – assassino – che gli è piovuta addosso su centinaia di commenti apparsi sui social network.
Il suo difensore ha presentato istanza al Riesame di Catania. “A mio avviso non sussiste l’esigenza di custodia cautelare in carcere”, dice. “Non c’è il pericolo di fuga o che possa ripetere il reato. Ha confessato il fatto per cui anche la misura dei domiciliari mi pare adeguata”. Se ne saprà di più la prossima settimana quando l’istanza verrà discussa.